Il suolo di Marte, contenendo acqua, è potenzialmente fertile, dunque perché non provare a coltivarvi degli ortaggi? E’ questo che devono aver pensato gli scienziati olandesi dell’istituto di ricerca Alterra, che fa parte dell’università di Wageningen, prima di iniziare a condurre un esperimento che in verità gli è riuscito in pieno. Pomodori, piselli, segale, crescione, rucola e ravanello sono nati e cresciuti in un terreno prelevato da un vulcano delle Hawaii, che è simile in tutto e per tutto alla composizione chimica del suolo marziano. Contemporaneamente, i ricercatori hanno coltivato gli stessi vegetali su un suolo terrestre e su un suolo simile a quello lunare. Gli esperimenti portati a termine sono già due e lo scorso 9 marzo sono stati presentati alla stampa i risultati. Ad aprile prenderà il via il terzo esperimento e per finanziare il progetto è stata lanciata una campagna di crowdfunding durante la quale è già stato raccolto un terzo dei 25.000 euro richiesti. Chi contribuisce potrà ricevere diversi premi: 500 euro, ad esempio, danno diritto a una “cena marziana”, con gli ortaggi cresciuti sul suolo tipico del pianeta rosso. Ma ancora la sicurezza alimentare è da testare, dato che fino a questo momento nessun ortaggio è stato consumato per precauzione.
Il problema, riguardo alla commestibilità degli ortaggi, potrebbe sorgere in quanto il suolo di Marte è ricco di metalli pesanti, che potrebbero averli resi immangiabili. “Ma di questo non siamo ancora sicuri, il principale obiettivo del prossimo esperimento è proprio capire se i metalli sono stati assorbiti dalle piante e dai frutti. In quel caso i frutti sarebbero tossici”, spiega in una nota diretta al National Geographic il coordinatore del progetto Wieger Wamelink. Come spiega il ricercatore il suolo del pianeta rosso è composto prevalentemente da ruggine, ma anche da silice, ovvero la componente principale della sabbia terrestre. “Ma ci sono anche diversi nutrienti come potassio, fosforo e ossidi di calcio, così come piombo, mercurio e alluminio”. Sulla Terra suoli simili a quelli di Marte si possono trovare in alcune zone particolari, ma in generale sul nostro pianeta i metalli pesanti non presenti in quantità decisamente minori, e dunque gli scienziati hanno aggiunto erba tagliata e concime organico. “La materia organica – spiega ancora Wamelink – che abbiamo aggiunto si lega all’alluminio che è naturalmente presente nel suolo di Marte. Questo contribuisce a evitare che il metallo – tossico per le piante – venga assorbito”.
E anche la NASA sta conducendo esperimenti simili, ma non avevano ancora mai aggiunto acqua e concime naturale al terreno di Marte. Ma Wamelink è cauto: “Noi l’abbiamo fatto e ha funzionato, ma non possiamo essere certi che funzioni anche su Marte. La certezza l’avremo solo una volta che avremo portato sulla Terra un po’ di suolo marziano o conducendo nuovi test direttamente laggiù”. Anche perché c’è da tenere in considerazione che su Marte i raggi solari arrivano con un’intensità che è circa la metà rispetto alla Terra, la pressione atmosferica è nettamente inferiore, “circa lo 0,6% rispetto a quella terrestre”, dunque condurre gli stessi esperimenti su Marte sarà impresa non da poco. L’idea è quella di ricorrere a delle serre, possibilmente sotterranee, dotate di luce artificiale e atmosfera pressurizzata per ricreare condizioni simili a quelle terrestri.
Se gli esperimenti porteranno buoni frutti, o meglio buoni ortaggi, potrà essere un grande passo avanti nella produzione di “cibo il loco” per quelli che in futuro potranno essere i primi terrestri a trasferirsi su Marte. Un obbiettivo quasi fantascientifico, ma al quale si lavoro a pieni ritmi già da tempo. Basti pensare a un altro progetto olandese, il Mars-One, che prevede di mandare i primi uomini su Marte già nel 2026, quindi fra soli 10 anni. Sarà costruita una base permanente, e gli scienziati vivranno e faranno ricerca direttamente sul pianeta rosso. “Spero che tutto sia pronto per il 2026 – dichiara ancora Wamelink – ma dipende da quanti fondi riusciamo ad attirare”.