Oggi, 20 marzo (tra l’altro anche Equinozio di Primavera), si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale della Felicità. È stata istituita dall’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite il 28 giugno 2012 e, tramite la risoluzione A/RES/66/281, questa “invita tutti gli stati membri, le organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite, e altri organismi internazionali e regionali, così come la società civile, incluse le organizzazioni non governative e i singoli individui, a celebrare la ricorrenza della Giornata Internazionale della Felicità in maniera appropriata, anche attraverso attività educative di crescita della consapevolezza pubblica.”
Per l’occasione, qualche giorno fa era stato diffuso un report un po’ deludente per l’Italia: se si considera il “fattore felicità” (nel periodo di riferimento 2013-2015) il Bel Paese si colloca al cinquantesimo posto dopo Uzbekistan, Malesia e Nicaragua: al primo posto la Danimarca: questi i dati del Rapporto mondiale della Felicità 2016, prodotto dal Sustainable Development Solutions Network (SDSN). L’Italia non solo conferma la posizione dello scorso anno, ma è anche tra i dieci paesi con il maggiore calo della felicità. “I dieci paesi con il maggiore calo nella valutazione media della vita in genere soffrono di un insieme di tensioni economiche, politiche e sociali. Tre di questi paesi (Grecia, Italia e Spagna) sono tra i quattro paesi dell’Eurozona più colpiti“.
Ai primi dieci posti in classifica si trovano gli stessi Paesi dello scorso anno ma in ordine diverso: Danimarca, Svizzera, Islanda, Norvegia, Finlandia, Canada, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Australia e Svezia. Gli Stati Uniti sono tredicesimi posto, la Germania sedicesima, il Regno Unito ventitreesimo e la Francia trentaduesima.