La Pasqua è la festività cristiana che celebra la Resurrezione di Cristo, avvenuta nel terzo giorno dopo la sua Crocifissione al Calvario, così come descritto nel Nuovo Testamento. Fu il Concilio di Nicea (325 d.C.) a stabilire che questa ricorrenza cadesse la prima domenica dopo il plenilunio seguente all’equinozio di primavera, nel periodo che va dal 27 marzo al 25 aprile. La Pasqua cristiana, che cade sempre di domenica, comprende un periodo di 7 giorni (Settimana Santa) che fa seguito alla Quaresima e alla festività delle Palme. Nei primi tre giorni, dal lunedì al mercoledì, la liturgia è dedicata alla Riconciliazione; il giovedì si apre con la Messa del Santo Crisma, nella quale sono benedetti i tre Oli Santi usati nella somministrazione dei Sacramenti e si conclude con la Messa della Cena del Signore, ricordando l’Ultima Cena di Gesù, l’istituzione dell’Eucarestia e del sacerdozio ministeriale, ripetendo il gesto simbolico della lavanda di piedi. Il Venerdì Santo è dedicato alla contemplazione con lo svolgimento della Via Crucis, che ripercorre l’ultimo giorno di vita di Gesù. Il Sabato Santo è dedicato alla riflessione e alla preghiera e si conclude con l’accensione del Cero e la Veglia Pasquale, composta da 4 momenti: la Liturgia della Luce, la Liturgia della Parola, la Liturgia Battesimale e la Liturgia Eucaristica. La Domenica è la Festa della Resurrezione di Gesù all’interno della Chiesa e delle famiglie cristiane.
Un passo del Vangelo secondo Luca inizia così: “I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la Festa di Pasqua”. Esso racconta di quando Gesù, dodicenne, dopo aver partecipato alla Festa di Pasqua coi suoi genitori, rimase, a loro insaputa, nel tempio dove fu ritrovato dopo tre giorni in mezzo ai Maestri mentre li ascoltava e interrogava. La Pasqua ebraica, ai tempi di Gesù, si celebrava ogni anno per ricordare l’esodo del Popolo d’Israele con l’attraversamento del Mar Rosso sotto la guida di Mosè per liberarsi dalla schiavitù d’Egitto. Il termine Pasqua deriva dall’ebraico Pesah, “passare oltre” e trae origine da una vicenda del Libro dell’Esodo , in cui Dio annuncia al popolo d’Israele, ridotto in schiavitù in Egitto, che Lui lo libererà e, dato il rifiuto degli Egiziani, Dio annuncia la loro punizione: “In questa notte io passerò attraverso l’Egitto e colpirò a morte ogni primogenito egiziano, sia fra le genti che tra il bestiame”.
Tramite Mosè, Dio ordina al popolo d’Israele di marcare gli stipiti delle loro porte con del sangue di agnello, dicendo: “Io vedrò il sangue e passerò oltre, colpirò invece con il mio castigo l’intero Egitto e a voi non succederà niente”. Ai tempi di Gesù la Pasqua durava 8 giorni ed era celebrata all’inizio della primavera secondo un calendario basato sulle fasi lunari.All’interno delle famiglie la celebrazione prevedeva che il sacrificio fosse offerto dal padrone di casa. Dopo che l’agnello veniva arrostito secondo le regole tradizionali, la famiglia si trasferiva in una stanza per consumare il pasto dove, come riporta il Talmut (testo sacro dell’ebraismo), potevano partecipare anche i poveri. Durante il pasto si bevevano 4 coppe di vino: con la prima, segno di apertura della festa, si mangiavano le erbe amare, in ricordo della schiavitù d’Egitto, il pane azzimo per ricordare l’Esodo durante il quale non era stato possibile far lievitare il pane; l’agnello arrostito, simbolo della liberazione.
Con la seconda coppa si seguiva il rituale delle domande che il primogenito rivolgeva al padre sul significato della Pasqua, alle quali il padre rispondeva con la narrazione delle sofferenze del popolo ebraico in Egitto e della fuga verso la Terra Promessa. Con la terza coppa, preceduta dalla lettura della prima parte dei Salmi, si procedeva alla benedizione del pasto. La celebrazione si concludeva con la quarta coppa, in segno di ringraziamento e con la lettura della seconda parte dei Salmi.La Pasqua ebraica attuale ha molte analogie con quella dei tempi di Gesù: le sue fondamenta sono quelle del ricordo della sofferenza del popolo ebraico e del lungo cammino verso la salvezza per liberarsi dalla schiavitù dell’Egitto e raggiungere la Terra Promessa.La celebrazione, che si svolge sempre su un periodo di 8 giorni, cade il 14 del mese di Nisan, corrispondente al periodo tra marzo e aprile del Calendario gregoriano e coinvolge tutti i membri della famiglia con la lettura della Haggadà, libro della leggenda poiché narra la fuga del popolo ebraico dall’Egitto. La cena di Pasqua ha inizio con l’accensione dei candelabri delle 7 braccia che segue un ordine particolare di cibi e preghiere (Seder, in ebraico, significa “ordine”).
La tavola, apparecchiata nella sala più grande della casa, è ricoperta con una tovaglia preziosa di colore bianco con sopra sistemati: karpas (gambo di sedano come frutto della terra), maror (erba amara in ricordo della schiavitù), charoset (salsa usata dagli schiavi ebrei in Egitto), beitza (uovo sodo, simbolo di lutto), matzah (pane azzimo, in ricordo del frettoloso abbandono delle case in occasione dell’uscita dall’Egitto, durante il quale gli Ebrei non ebbero il tempo di lasciar lievitare il pane prima di cuocerlo), zeru’a (zampa arrostita di capretto come simbolo dell’agnello pasquale). Durante la cena si ripete l’antico rituale della benedizione del vino da parte del capofamiglia e delle 4 coppe che devono essere bevute. Ogni calice ha un preciso significato: col primo si consacra la festa della Pasqua, col secondo si ricorda come Dio ha liberato gli Ebrei dall’Egitto, col terzo l’agnello immolato per segnalare all’angelo della morte le case degli Ebrei, col quarto si ringrazia Dio per aver eletto il popolo d’Israele fra tutti i popoli della terra.