Viaggio nel cuore selvaggio e misterioso della Sila [FOTO]

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di Gianluca Congi – La Sila, un’immensa e antichissima montagna al centro del Mediterraneo, emersa circa 7 milioni di anni fa, quando il resto degli appennini sonnecchiavano sott’acqua, essa è rivestita da interminabili foreste, che avvolgono per quasi 150.000 ettari la parte centrale della Calabria; qui, anche l’occhio, si smarrisce facilmente nell’ammirarne la sua primordiale bellezza. Questa non è una montagna qualsiasi, trasmette sempre un benigno senso di radiosa pace, un alone di mistero avvolge ogni cosa, come un magico incanto, che in qualsiasi momento dell’anno, può essere vissuto, purché ciò sia fatto con lo spirito interiore che ognuno di noi possiede, basta solo cercarlo dentro, nella nostra anima, ecco perché il contatto intimo con la natura è il modo migliore per contemplarla!

I mille angoli della Sila, possono essere solo amati e rispettati più di qualsiasi altra cosa, perciò mi piace condividerne le emozioni e le sensazioni, giacché esse sono davvero uniche! Stanotte ha nevicato sulle alture di questo tra i più vasti altipiani del vecchio continente. In una stagione invernale, davvero anomala, di primo mattino, nel comune di San Giovanni in Fiore (Cosenza), il passo verso il Piano dei Rossi, è stato quasi un fatto illuminato, qualcosa d’invisibile trasmetteva la forza di visitare quei posti, impossibile da descrivere a parole!

Il cuore selvaggio e misterioso della Sila, il Montenero (1881 metri di quota), era la meta finale, circondati sempre dal silenzio paradisiaco, tipico dopo l’ultima timida nevicata di marzo. Da queste parti, si dice che l’aria sia la più pulita d’Europa, oltre a questo, a me sembrava di vivere un ennesimo sogno, lontano dal casino del mondo moderno, con la spensieratezza, ammantata dal candido bianco vestito, che adesso, copre soavemente le ondulate e dolci valli!

Nel 138 a.C., Marco Tullio Cicerone, citava la Sila, come foresta misteriosa, a seguito di terribili fatti qui occorsi, ma anche Plinio il Vecchio, Tito Livio, Diodoro Siculo e tanti altri, in epoche antiche e in più scritti, avevano avuto modo di rammentare di questi ameni luoghi selvaggi.  Una delle più autentiche rappresentazioni, resterà quella di Virgilio, che nelle “Eneidi”, narrava: “Pascitur in magna Sila formosa juvenca”, attribuendo per la prima volta, il termine di “magna Sila” a quella che allora, doveva per forza essere, una foresta estesa per gran parte della Calabria centrale, tra le province di Crotone, Cosenza e Catanzaro, dal mare fin nel più profondo entroterra!

La Sila, purtroppo, ha sempre vissuto epoche di attacchi e sfruttamenti intensivi, dai greci ai romani, che ne vedevano in essa, una fonte inesauribile di legname. Il suo toponimo, infatti, deriva dal greco “Hyle” e dal latino “Silva”, entrambi accomunati dal medesimo significato, selva o selvaggia, un territorio che da epoche immemorabili, ha sempre e unicamente rappresentato la foresta per antonomasia, poco ospitale per comunità permanenti, nemmeno i Bruzi, riuscirono ad abitarla durante i rigori dell’inverno, ecco perché ancora oggi, è il rifugio per tutte le  anime, dove, nonostante le mille aggressioni che l’uomo continua a sferrare, riesce ugualmente a trasmettere un’immensa e incondizionata pace! La Sila è sconfinata soprattutto nella sua bellezza, il suo è un unico disegno calcato sulla Terra. Quello appena rappresentato è solo uno dei mille motivi affinché la Sila, con il suo singolare Parco Nazionale, possa finalmente ottenere il riconoscimento dall’UNESCO, come patrimonio dell’intera umanità. Ogni generazione, soprattutto presente e futura, deve poter continuare, nella ricerca di quel primordiale senso benigno di pace, rifugio, in ogni momento e in ogni tempo, per maestosi alberi, per selvaggi animali e per ogni anima umana, necessariamente, rispettosa di questa straordinaria manifestazione del Creatore!

Gianluca Congi © – www.gianlucacongi.it

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