Astrofisica: riprende la missione K2-C9, a caccia di mondi lontani e perduti

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Riprende la missione K2-C9 che va a caccia di mondi lontani e perduti nell’Universo. E all’Università di Salerno è stato affidato il progetto che farà conoscere le nuove meraviglie del cosmo. Unica istituzione italiana impegnata in questa affascinante campagna, l’ateneo campano è presente nella missione grazie al gruppo di Astrofisica diretto da Valerio Bozza, del Dipartimento di Fisica “E.R. Caianiello”. La campagna K2-C9 è partita con 15 giorni di ritardo a causa, spiegano gli astrofisici campani, di un problema che “ha richiesto tutta l’esperienza dei tecnici della Nasa per essere risolto” a 160 milioni di chilometri di distanza dalla Terra. La missione terminerà il prossimo primo luglio, “con la speranza che possa gettare nuova luce su questi mondi lontani e perduti e, chissà, sorprenderci con nuovi affascinanti misteri da risolvere” affermano gli scienziati di Salerno. Il satellite Kepler della Nasa, impiegato per anni nella ricerca di pianeti con il metodo dei transiti, è stato riprogrammato per svolgere campagne mirate su diversi campi stellari situati lungo l’eclittica. la nuova fase della missione è stata battezzata K2 e la campagna 9 (K2-C9) mira a cercare eventi di microlensing osservando il centro della Galassia.

missione kepler nasaNegli ultimi 20 anni, spiega l’ateneo salernitano, “gli astronomi hanno appassionato il grande pubblico con la scoperta di più di 2.000 pianeti orbitanti intorno a stelle lontane” confermando “che il nostro Sistema Solare, con i suoi 8 pianeti, dal piccolo Mercurio al gigante Giove, non è un caso isolato nell’Universo“. La maggioranza di questi pianeti, ricorda l’Università di Salerno, “è stata trovata nelle immediate vicinanze della loro stella, e completano la loro orbita nel giro di giorni o addirittura poche ore. Molto più difficile è trovare pianeti lontani dalla loro stella, come il nostro Giove o Saturno“. Ma la ricerca continua. “La tecnica del microlensing, basata sull’effetto lente gravitazionale predetto da Einstein con la teoria della Relatività, promette di trovare questi pianeti grazie alla loro gravità” evidenziano dall’Università di Salerno. Si tratta, aggiungono, “di vedere l’effetto di amplificazione che questi sistemi planetari esercitano sulle stelle di fondo che si trovano al di là di essi. Per poter vedere l’effetto di microlensing, però, è necessario un allineamento quasi perfetto tra il sistema planetario e una di queste stelle di fondo“. Pur essendo gli eventi di microlensing così rari, le campagne osservative effettuate da diversi telescopi dislocati in tutto il globo ne trovano ogni anno alcune migliaia, “ma solo in pochissimi di essi si riesce a rivelare l’esistenza di pianeti intorno alle stelle-lenti” avvertono gli scienziati. Il satellite Kepler della Nasa, impiegato per anni nella ricerca di pianeti con il metodo dei transiti, è stato riprogrammato per svolgere campagne mirate su diversi campi stellari situati lungo l’eclittica e, “questa nuova fase è stata denominata K2. La campagna 9, in breve K2-C9, è dedicata alla ricerca di eventi di microlensing osservando il centro della Galassia“, adesso, “attraverso l’osservazione continua ad altissima precisione, sarà possibile trovare centinaia di eventi e caratterizzare pianeti come non si è mai riusciti prima” assicurano gli scienziati. “Si potrà, così, chiarire -affermano ancora i ricercatori dell’Università di Salerno- anche uno dei misteri più affascinanti aperti dal microlensing: l’esistenza di pianeti vaganti senza stelle. Questi mondi perduti senza luce possono essere trovati solo per il loro campo gravitazionale e, quindi, il microlensing è l’unica speranza per poter dire quanti siano e da dove vengano“. Il gruppo di Salerno è responsabile per l’interpretazione in tempo reale dei dati provenienti dagli osservatori terrestri, che supporteranno la campagna di Kepler, grazie al software sviluppato in questi anni. Inoltre, la rete di osservatori terrestri, di cui fanno parte più di 20 telescopi in tutto il mondo, “comprende anche l’Osservatorio Astronomico dell’Università di Salerno situato all’interno del nostro campus” evidenziano infine gli astrofisici campani.

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