Referendum, l’esperto: “quando il quesito è troppo tecnico la gente non si appassiona”

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Referendum “vanificati dagli effetti della crisi delle istituzioni democratiche” ma soprattutto da “quesiti che sono troppo tecnici“. Per Michele Sorice, direttore centro studi Media e Comunicazione della Luiss, la mancanza di appeal dei Referendum in Italia (che sfocia quasi sempre nel non raggiungimento del quorum) “è legata a filo doppio alla disaffezione alla politica che sta attraversando il paese, è alla complessità del modo in cui viene posta agli italiani la domanda sulla scheda“.

Ad esempio – sottolinea Sorice – il ‘sì’ ed il ‘no’ sulle trivelle erano esattamente il contrario di quanto si pensa: chi non le voleva doveva votare sì e viceversa. E questo complica la questione, ‘spostando’ l’attenzione sul chi propone il sì e il no, piuttosto che sulla sostanza della cosa, in questo caso le trivelle“. “Il prossimo Referendum in Gb sull’uscita dall’Ue – aggiunge Sorice – vedrà invece una domanda secca rivolta agli inglesi, dove ci sarà da scegliere tra ‘leave’ or ‘stay’, un messaggio chiaro e semplice, diversamente da quello che succede da noi“. Anche per la complessità dei quesiti “i referendum diventano plebisciti, una richiesta di consenso o di voto, pro o contro qualcuno, come è successo in questo caso: pro-Renzi e contro-Renzi“, spiega il docente della Luiss. “Sulle trivelle, i partiti non sono entrati nel merito, si sono tirati indietro e hanno acuito il distacco con il Palazzo, mentre i temi, nella sostanza, erano popolari, da discutere“.

LaPresse/Vincenzo Livieri
LaPresse/Vincenzo Livieri

Secondo Sorice il Pd, puntando sull’astensione “ha tradito le sue anime di tradizione popolare“, mentre gli altri partiti “si sono adagiati al gioco del pro o contro Renzi“. “Più complessa la scelta dei Cinquestelle che hanno mostrato molte facce, un’anima attenta all’ambiente, da subito per il sì, in campo contro le trivelle, un’altra più politicista, che ha seguito logiche legate a dinamiche parlamentari“. Per Sorice poco spazio invece hanno avuto “l’associazionismo, i gruppi, che hanno invece cercato di informare sul significato del referendum, ma non hanno avuto visibiltà sui media“. Media che per Sorice sono una parte del problema: “Giornali e mezzi di informazione giocano un ruolo sempre meno di coscienza critica, preferendo una narrazione descrittiva dell’esistente e quindi banalizzando“.

Non a caso in questi giorni si è registrata la totale assenza di notizie su un tema importante come il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (Ttiip), in pagina finisce solo il ‘mainstream’ e la routine in redazione impone la semplificazione, che non è utile al dibattito“, conclude Sorice.

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