“Si chiude la lunga stagione della legge Obiettivo da cui sono nate opere inutili e senza conti in regola. Con il nuovo corso sulle politiche per le infrastrutture e grazie al varo del nuovo Codice degli appalti, si cambia rotta: si riducono a 25 le opere prioritarie da portare a termine, si ridefiniscono i criteri degli interventi in base alla effettiva utilità e si avvia l’abbattimento dei costi di pari passo con una nuova attenzione alla qualità dei progetti“. Lo afferma Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, commentando il Decimo Rapporto sulle Infrastrutture strategiche presentato oggi in VIII Commissione.
E’ quanto emerge dal 10° Rapporto sulle Infrastrutture strategiche presentato oggi in Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera alla presenza del ministro delle Infrastrutture Delrio e del presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Cantone, con i quali c’è piena sintonia sia sulle linee generali del rapporto che per il proseguimento di un lavoro comune. L’analisi è stata predisposta per l’VIII Commissione da Servizio studi della Camera e Cresme in collaborazione con Anac, Istat e Cassa Depositi e Prestiti. Un report che monitora le ultime fasi della Legge Obiettivo, ormai abrogata grazie al nuovo Codice degli appalti, che è particolarmente importante per il Paese e sarà utile anche nell’indagine conoscitiva sulla riforma e sulla transizione alle nuove norme negli affidamenti pubblici da parte delle Commissioni Ambiente Territorio e Lavori Pubblici di Camera e Senato che partirà nel mese di giugno.
“Questo rapporto negli anni passati aveva segnalato alcune questioni critiche della Legge Obiettivo, come l’aumento esponenziale del numero delle opere strategiche e dei costi, il bassissimo tasso di realizzazione e la mancanza di un indirizzo nelle politiche infrastrutturali, che sono state considerate nel nuovo Codice degli Appalti – prosegue – Oggi nella sua decima edizione evidenzia invece un nuovo corso rispetto al passato. Nella definizione delle opere prioritarie inserite nell’Allegato al Def e che complessivamente richiedono 90 miliardi di euro viene data una forte priorità alle infrastrutture ferroviarie, che rappresentano il 46% degli investimenti, e alle metropolitane, cui va il 16,5% degli investimenti, mentre le opere stradali incidono per il 31,5%. Le opere su ferro, dunque, non sono più ‘figlie di un dio minore’, ma si dimostrano strategiche a pieno titolo“.
“Più in generale si valutano le opere rispetto alla loro reale utilità per il Paese. Tra i punti approfonditi dal rapporto anche la revisione delle opere ‘in corso’ ereditate dal passato e degli eventuali vincoli giuridici su esse pendenti. Un altro elemento di grande importanza è l’aumento dei bandi di gara per le opere pubbliche e lo spostamento verso la manutenzione e qualificazione, che copre il 74% del mercato rispetto a una cifra inferiore al 50% negli anni precedenti. Un percorso analogo a quanto sta accadendo nell’edilizia con l’ecobonus. Un altro passo avanti per un’Italia migliore che guarda al futuro mettendo al centro gli interessi dei cittadini” conclude Realacci.