Negli ultimi cinque anni hanno chiuso quasi 12mila stalle da carne per effetto delle importazioni dall’estero che oggi rappresentano quasi 1/3 dei consumi, con ricadute sull’economia, sull’occupazione e sulla sicurezza alimentare. E’ quanto emerge dal dossier #?bracioleallariscossa? presentato dalla COLDIRETTI in occasione Giornata nazionale della Carne italiana in corso al centro Lingotto di Torino a cui partecipano migliaia di allevatori e consumatori insieme a operatori dell’industria, del commercio, della ristorazione, del turismo e del mondo scientifico ma anche cuochi e gourmet. “Il risultato – sottolinea COLDIRETTI – è che in cinque anni dalla fattoria Italia sono scomparsi circa trecentomila bovini da carne, mezzo milione di maiali e settecentomila conigli e oggi in Italia sono rimasti appena 80mila allevamenti di bovini da carne, cinquemila di maiali e 4500 di polli da carne. In gioco – prosegue l’organizzazione agricola – c’è il futuro delle stalle nazionali dove sono ancora allevati 8,7 milioni di maiali, 6,1 milioni di bovini da carne e 6,5 milioni di conigli, ma risultano minacciate di estinzione ben 24 razze di bovini, 10 di maiali e 10 di avicoli sulla base dei Piani di Sviluppo Rurale della precedente programmazione“.
“Viene dall’estero il 40% della carne bovina consumata in Italia e il 35% di quella di maiale mentre le importazioni sono marginali per la carne di pollo/tacchino. Gli arrivi da Paesi comunitari e extracomunitari di carne a basso prezzo senza il valore aggiunto di sicurezza e sostenibilità garantiti dall’Italianità provoca la chiusura delle stalle, impoverisce le attività di trasformazione e distribuzione ad esse legate e fa venir meno il presidio ambientale e di legalità di interi territori, mettendo a rischio 180mila posti di lavoro in tutta la filiera delle carni che genera in Italia un valore economico dell’ordine di 30 miliardi di euro con una ripartizione praticamente equivalente tra carne bovina, di maiale e di pollo/tacchino“. Sottolineando, poi, che “le carni nazionali sono più sane, perché magre, non trattate con ormoni e ottenute nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione ‘dop’ che assicurano il benessere e la qualità dell’alimentazione degli animali“, e rilevando che “quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di prodotti tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento“, il presidente di COLDIRETTI, Roberto Moncalvo conclude: “per salvare un patrimonio culturale, ambientale ed economico del Paese è importante verificare le etichette che obbligatoriamente devono indicare la provenienza della carne fresca per scegliere la filiera italiana della carne che crea occupazione, produce ricchezza e presidia il territorio delle nostre regioni, ma anche garantisce anche qualità e sicurezza alimentare grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa“.