Dal Sudafrica nuove conferme per il vaccino italiano anti-Aids. Lo studio clinico di fase II condotto nel Paese ha confermato che il vaccino terapeutico Tat contro l’Hiv/Aids può migliorare le terapie oggi disponibili per il trattamento dell’infezione. I risultati sono pubblicati su ‘Retrovirology’, una delle riviste più autorevoli del settore, riferisce l’Istituto superiore di sanità. Il vaccino Tat, ricorda, è stato sviluppato nei laboratori dell’Iss dal Centro nazionale Aids (Cnaids) diretto da Barbara Ensoli.
“Con la somministrazione di una piccolissima quantità della proteina Tat – spiega la scienziata – siamo stati in grado di indurre una risposta immunitaria capace di migliorare l’efficacia dei farmaci anti-Hiv, evidenziata da un aumento significativo di cellule T CD4. Un risultato che conferma quanto già visto in un precedente trial condotto in Italia“. In Sudafrica vivono 7 milioni di persone infettate, pari al 20% dell’intera popolazione del Paese, evidenzia l’Iss in una nota. La ricerca ha coinvolto 200 pazienti in terapia con farmaci anti-Hiv, che agiscono bloccando la replicazione del virus. I partecipanti sono stati randomizzati (distribuiti in modo casuale) in 2 gruppi, che hanno ricevuto 3 iniezioni per via intradermica di 30 microgrammi di vaccino o di placebo, a distanza di un mese l’una dall’altra. Lo studio è stato condotto in doppio cieco, cioè senza che né i volontari né gli sperimentatori conoscessero chi riceveva vaccino o placebo.
L’apertura dei codici, avvenuta a conclusione dello studio ossia a 48 settimane dalla prima vaccinazione, ha evidenziato un aumento significativo di cellule T CD4 nel gruppo dei vaccinati rispetto al placebo. L’incremento era particolarmente evidente per i pazienti con i più bassi livelli di cellule T CD4 al momento della vaccinazione. “Il Programma di cooperazione bilaterale tra il Governo italiano e quello del Sudafrica per la lotta contro l’Hiv/Aids, di cui fa parte questo studio – commenta Walter Ricciardi, presidente dell’Iss – rappresenta un esempio di eccellenza che ha saputo efficacemente trasformare i risultati della ricerca clinica in strumenti per la Salute pubblica, promuovendo in tal modo quella che si chiama ricerca traslazionale“. Non solo. “A partire dal potenziamento del sito clinico-laboristico MeCru, l’Unità di ricerca clinica della Sefako Makgatho University del Sudafrica dove si è svolto lo studio, fino allo sviluppo in loco di una struttura Gmp (Good Manufacturing Practice) per la produzione di vaccini – conclude il numero uno dell’Istituto – l’Iss ha promosso innovazione e sviluppo a livello internazionale“.