Brexit, fisico Parisi: “La scienza è più forte dei terremoti in politica”

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Brexit e la Gran Bretagna che esce dall’Unione europea non dovrebbe determinare pesanti contraccolpi sul mondo della ricerca scientifica, almeno nel breve periodo: diversi programmi, come quello del Cern di Ginevra, non saranno influenzati dal terremoto politico, mentre la partecipazione britannica alle altre iniziative europee potrà essere salvaguardata in sede di negoziazione. Giorgio Parisi, fisico dell’Università La Sapienza di Roma, impegnato da tempo in una battaglia a difesa della ricerca italiana e contro la fuga dei ‘cervelli’ all’estero, ne è più che convinto. In merito ai risultati del referendum, afferma: ”sapevo che l’assassinio della deputata Jo Cox non avrebbe cambiato le intenzioni di voto e per questo, se avessi dovuto scommettere, avrei puntato sulla vittoria dei ‘leave’”.

Pur condividendo le preoccupazioni espresse pochi giorni fa dalla rivista Nature per gli effetti della Brexit, Parisi non drammatizza: ”la scienza è al di sopra di queste vicende politiche. La situazione e’ in divenire e bisogna ancora capire come si evolvera’, ma credo che al tavolo della negoziazione si trovera’ il modo per garantire il proseguo delle collaborazioni scientifiche: e’ nell’interesse dell’Europa e della stessa Gran Bretagna’‘. ”Grandi progetti come quelli del Cern, antecedenti alla nascita dell’Unione europea, non sono messi in discussione: per gli altri che vedono la partecipazione della Gran Bretagna allo European Research Council e ai programmi quadro per la ricerca – precisa Parisi – spero che si trovi il modo per proseguire la collaborazione, magari facendo rientrare la Gran Bretagna nello Spazio Europeo della Ricerca a cui partecipano gia’ Paesi come Israele e Islanda”.

La Brexit non dovrebbe scoraggiare i ricercatori italiani con la valigia pronta, ”anche se – dice il fisico – sarà meno piacevole andare a vivere in un posto che offre meno diritti di prima e richiede qualche pratica burocratica in più”. L’ottimismo sembra invece scemare nelle previsioni a lungo termine: ”molto dipenderà dalle decisioni politiche che verranno prese – afferma Parisi – ma l’eventuale effetto domino con l’uscita di altri Paesi cruciali per la Ue come la Francia, sarebbe tutta un’altra cosa”.

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