Estate: sempre più persone attratte dai piaceri della tavola più che dalle spiagge

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Sempre più persone sono attratte dai piaceri della tavola anche quando devono scegliere la meta delle vacanze estive. A dirlo è l’Istituto di biometereologia (Ibimet) del Consiglio nazionale delle ricerche di Firenze, da anni operativo nel settore del turismo sostenibile. Inizialmente, spiega Simone Lorusso dell’Almanacco della Scienza del Cnr, le ricerche si sono concentrate sull’enoturismo, con un gran numero di pubblicazioni soprattutto negli anni ’90, ma via via si è iniziato anche a valutare l’impatto della gastronomia in relazione al turismo, specie quello rurale. Non è un caso allora se cibo e vino, prodotti per cui l’Italia è famosa nel mondo, vengano menzionati tra i motivi che hanno portato gli stranieri a scegliere il Belpaese come meta delle proprie vacanze, almeno secondo le stime di Coldiretti.

“C’è una cruciale differenza nella motivazione della crescente domanda di questo tipo di turismo”, osserva Sonia Trampetti dell’Ibimet-Cnr. “I turisti stranieri, che rappresentano la parte più importante in termini numerici della domanda, preferiscono destinazioni che offrano una vasta gamma di attrazioni culturali e all’aria aperta. Gli italiani, invece, si spostano più volentieri in relazione a un singolo evento enogastronomico”.

Tra le manifestazioni enoturistiche, la più diffusa è Cantine aperte, dedicata al vino italiano. Numerose cantine aprono le loro porte al pubblico per degustazioni, visite in vigna, incontri con i produttori e altre iniziative legate al nettare degli dei. La vicinanza tra territorio e fruitore ha permesso anche uno sviluppo di specifici percorsi di vini, olii, e altri alimenti legati alla Dieta mediterranea. Secondo Coldiretti, quasi la metà di italiani (42%) ha scelto di visitare frantoi, aziende, sagre e agriturismi nello scorso periodo estivo.

“La strada è evidentemente una formula che funziona, catalizza l’attenzione su un territorio, crea eventi e li collega alla rete, accrescendo così il valore di ogni singola iniziativa”, spiega Antonio Raschi, direttore dell’Ibimet-Cnr. “Nel corso degli ultimi decenni i territori rurali marginali hanno perduto gran parte del loro carattere produttivo, acquisendo nuove funzioni, ruoli e significati sociali che, a loro volta, hanno portato a percepirli come luoghi di consumo. Il turismo in particolare ha una parte importante nella riscoperta della ruralità, che usa simboli quali paesaggi verdi, autenticità e tipicità, contribuendo alla reinvenzione delle aree rurali”.

Immagine della ruralità che, grazie anche alla spinta positiva di Expo, ha portato, secondo dati Coldiretti, la spesa turistica italiana per l’alimentazione a superare gli 11 miliardi di euro nell’estate 2015. Tra i prodotti più acquistati, quelli locali a chilometro zero, direttamente dai produttori, così da ottimizzare il rapporto qualità-prezzo e conoscere anche la storia, la cultura e la tradizione che essi racchiudono. Mozzarella di bufala in Campania, formaggio Asiago in Veneto, pecorino in Sardegna e prosciutto San Daniele nelle montagne del Friuli diventano un vero e proprio souvenir da riportare a casa. Tra coloro che scelgono di acquistare in questa luoghi, osserva la Coldiretti, il 38% spende al massimo 10 euro, il 48% tra i 10 e i 30 euro ed il 14% oltre 30 euro, cifre che contribuiscono alla spesa di oltre un terzo del budget di viaggio proprio per l’alimentazione.

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