La cosiddetta “avvezione di spessore”, l’incubatore delle ondate di caldo che d’estate investono il Mediterraneo

MeteoWeb

Con il termine “avvezione di spessore”, nella meteorologia sinottica s’intende una avvezione d’aria calda e molto secca che si estende alle quote superiori della troposfera. L’”avvezione di spessore” la si può identificare, specialmente durante il periodo primaverile ed estivo, come l’incubatore delle ondate di calore che interessano le nostre regioni. Essa si sviluppa in seno a un flusso di aria piuttosto calda e secca, ben strutturato nei medi e bassi strati, che comincia a crescere di quota, interessando gli strati medi e superiori della troposfera. Questi flussi caldi, d’origine sub-tropicale continentale (provenienti dalla regione sahariana, dai 25°- 30° latitudine nord), crescendo di quota tendono ad investire una maggior fetta di troposfera, comportando importanti aumenti dei valori di geopotenziale (a 500 hpa), coadiuvati da sensibili aumenti termici (sia d’origine radiativa che per il contributo dell’insolazione). L’aumento dei valori del geopotenziale in quota ovviamente tendono a stabilizzare maggiormente la massa d’aria calda, che sale dalle latitudini sub-tropicali, associando ad essa condizioni spiccatamente anticicloniche, anche se non manca mai la copertura nuvolosa, di tipo avvettivo (alta e stratiforme).

L'area di origine delle ondate di calore che investono il mar Mediterraneo
L’area di origine delle ondate di calore che investono il mar Mediterraneo

Il rialzo del geopotenziale in quota, oltre a stabilizzare la massa d’aria sub-tropicale, sempre che non vi siano intrusioni fredde nell’alta troposfera dai quadranti sud-occidentali o occidentali (spesso responsabili dello scoppio improvviso dei violenti temporali pre-frontali che salgono il ramo ascendente di una saccatura o di una giovane ciclogenesi), favorisce al contempo una recrudescenza della calura nei bassi strati, vuoi anche per il contributo dell’insolazione che della stessa ventilazione meridionale, dominante in seno ai flussi sub-tropicali. Da qui tende a svilupparsi la cosiddetta onda mobile di calore (“heat waves” per gli inglesi, i meteorologi statunitensi e canadesi) che s’innesca lungo i confini fra un’area anticiclonica, particolarmente strutturata nella media troposfera, e il ramo ascendente (bordo orientale) di una estesa saccatura che dalle alte latitudini (sub-polari) si estende verso latitudini più meridionali. Sul bacino del Mediterraneo l’avvento delle classiche ondate di calore si delinea nell’erezione, verso nord o nord-est, di robusti anticicloni di blocco che dall’entroterra desertico del Marocco, dell’Algeria e della Libia si innalzano verso il “mare Nostrum”, venendo alimentati al proprio interno da un esteso flusso di aria calda e molto secca che viene aspirata direttamente dal Sahara centro-occidentale, più precisamente dall’area del Maghreb. In genere in queste situazioni l’aumento della “compressione adiabatica” generato dall’avvezione di spessore negli strati intermedi, le notevoli “Subsidenze atmosferiche” (correnti discendenti tipiche nelle aree anticicloniche), l’intensa insolazione e la scarsa umidità, inibita proprio dalla “compressione” verso il basso delle masse d’aria, già in origine piuttosto calde (aria sub-tropicale), comportano un sensibile aumento delle temperature che si riscontra soprattutto nei medi e bassi strati della troposfera.

plane-sunrise-41La mappa del campo barico al suolo invece mette in evidenza la notevole “compressione adiabatica”, indotta dalle “Subsidenze”, che di solito genere un’inversione termica che dalla media troposfera si propaga fino agli strati più bassi dell’atmosfera, comportando dei valori di pressione al suolo che superano i 1015-1020 hpa, senza mai però lambire valori elevati che possano oltrepassare i 1030 hpa.Le ondate di calore sono caratterizzate da un notevole incremento dei valori termici a tutte le quote, attribuito sia ai fenomeni di “Subsidenza” che alla “compressione adiabatica” e al naturale scorrimento del flusso caldo sub-tropicale nei medi e bassi strati. Il rialzo delle temperature nei bassi strati è determinato dall’avvezione calda dovuta all’avvezione termica, alla “compressione adiabatica” e all’elevata insolazione. Inoltre i venti, durante l’intensificazione dell’avvezione calda, si dispongono dai quadranti meridionali, spirando da deboli a moderati, alimentando, assieme allo scarso apporto di umidità, le condizioni favorevoli agli incendi. Le configurazioni adatte per l’innesco delle ondate di calore risultano molto frequenti fra la tarda primavera e l’estate e possono interessare anche l’Europa centro-settentrionale, con risentimenti fino alle latitudini sub-polari.

Condividi