Il racconto della notte del terremoto: “Sembrava un bombardamento”

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Claudia Di Giovanni, la scorsa notte era a Domo, otto chilometri da Amatrice, ed ha vissuto in prima persona il terremoto, la paura, l’attesa dei soccorsi “giunti con un certo ritardo”. “Quando ho avvertito i primi movimenti ero a letto, ma mi sono detta: ‘smettera”. Questa e’ zona sismica, ci sono sempre scosse, quindi in un primo momento non ci ho dato peso. Subito dopo – ha raccontato – ho sentito i mobili che si muovevano, ho acceso la luce e i mobili ballavano letteralmente per la stanza. Poi la luce e’ andata via e sono rimasta al buio. Sentivo piangere mia figlia di 12 anni dall’altra stanza e mia madre urlare dal piano di sotto. Temevo fosse crollato il solaio e sono stata presa dal panico: in casa venivano giu’ pezzi di intonaco, pietre, sembrava una bombardamento. Sono riuscita a fare le scale insieme a mia figlia, a prendere con me mia madre, ma il portone non si apriva. Quando finalmente siamo riuscite a uscire, abbiamo raggiunto un prato, poco distante, dove si erano riuniti tutti, chi a piedi, chi spostando fin li’ l’auto. Nel campo abbiamo continuato a sentire le scosse che si susseguivano: le auto oscillavano, un grosso pagliaio e’ caduto giu'”. “Fino alle 7.30 non abbiamo visto neppure gli elicotteri. A Domo i primi carabinieri sono arrivati alle 10 e la Protezione civile a mezzogiorno”. “Non ci hanno, giustamente, piu’ fatto avvicinare alle case per pericolo di crolli. Domo non e’ crollata del tutto, ma sono venuti giu’ cornicioni, tutti i comignoli, mura e gli edifici sono pericolanti. Ma ad Amatrice e’ stato molto peggio: abbiamo provato a contattare tanti amici, ma non riusciamo a trovare nessuno”.

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