Ricerca: protesi “a prova di carezza”, a Ginevra le nuove frontiere della neuroingegneria

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Protesi avveniristiche ‘a prova di carezza’, sempre più simili agli arti umani. Promettono di migliorare sensibilmente la qualità della vita di milioni di pazienti, lo stesso obiettivo a cui puntano anche nuove terapie basate sulla stimolazione cerebrale che potrebbero curare patologie molto diffuse come diabete, obesità, infertilità e cancro. Sono alcune novità che saranno presentate venerdì al Campus Biotech di Ginevra, durante il Forum Ibsa Foundation For Scientific Research ‘New technologies to treat neurodisorders: neuroprosthetics’, appuntamento che riunirà i massimi esperti di tutto il mondo in questo campo. “Siamo arrivati al culmine di anni di ricerche – sottolinea Silvestro Micera, docente all’Istituto di biorobotica della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e direttore delle Unità di ingegneria neurale traslazionale del Politecnico Federale di Losanna – Le neurotecnologie oggi possono offrire importanti vantaggi a numerose categorie di pazienti“. Ad esempio, elenca, “possiamo aiutare persone con disabilità neurologiche come l’ictus, il morbo di Parkinson, le lesioni del midollo spinale o con amputazioni di mano: stiamo sviluppando una mano bionica con la stessa destrezza di quella naturale in grado di compiere i movimenti più delicati con una grande ricchezza sensoriale tattile. La sfida è capire se sia possibile fornire sensazioni ricche e naturali ai pazienti con queste disabilità e se questo facilita il cosiddetto ’embodiment’, cioè la maggiore capacità di controllo degli arti e di discernimento delle diverse tessiture degli oggetti. Tutto ciò per consentire al paziente di controllare in modo migliore le protesi e restituirgli la possibilità di compiere una serie di azioni quotidiane dopo una malattia o magari dopo un incidente“. Il Forum di Ginevra sarà anche occasione di confronto nel campo multidisciplinare della medicina bioelettronica. “E’ sempre più evidente – spiega l’esperto – come l’insorgenza di alcune patologie quali il diabete è collegata anche al cattivo funzionamento del sistema nervoso autonomo“. Lo sviluppo di dispositivi “capaci di ripristinare la corretta attività potrebbe far regredire queste stesse patologie – prosegue Micera – Nei prossimi anni saranno sviluppati dispositivi pionieristici che attraverso gli stimoli elettrici agiranno direttamente sul sistema nervoso autonomo e quindi sui meccanismi che governano i nostri organi“. “Siamo orgogliosi di aver organizzato questo Forum – afferma Silvia Misiti, direttore della Ibsa Foundation – su un tema suggestivo e avveniristico che ha, e avrà, ripercussioni pratiche importanti nella vita dei pazienti. Sia nel campo della riabilitazione sia nella cura di patologie molto diffuse, la sinergia tra specialisti di diverse aree scientifiche è alla base dello sviluppo della medicina del domani“. (AdnKronos)

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