Scontro tra Iran e Arabia Saudita: gli sciiti andranno a Karbala e non a La Mecca

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Le autorità dell’Iran hanno invitato i pellegrini del proprio paese, che quest’anno non potranno recarsi a La Mecca, in Arabia Saudita, a causa dei contrasti politici sorti trai due paesi in occasione dei riti dell’Hajj, a cambiare destinazione andando nella citta’ santa sciita di Karbala, nel sud dell’Iraq. Fonti delle guardie di confine che fanno capo al ministero dell’Interno iracheno hanno rivelato, al giornale “al Sharq al Awsat“, dell’ingresso improvviso nel sud del paese di circa un milione di pellegrini iraniani diretti a Karbala. Tra loro ci sono anche i pellegrini che dovevano andare alla Mecca, in Arabia Saudita, ma che hanno ricevuto l’ordine di sostituire il pellegrinaggio ai luoghi santi dell’Islam con la visita al luogo del martirio dell’imam Hussein.

In Arabia Saudita, intanto, è appena terminato l’arrivo dei pellegrini stranieri a La Mecca per i riti del pellegrinaggio che dureranno fino il 12 settembre. Per Teheranil mondo musulmano ed i paesi della regione mediorientale devono intraprendere sforzi comuni per risolvere i problemi causati dal governo saudita e punirlo per i crimini che ha commesso“. Lo ha detto nei giorni scorsi il presidente iraniano Hassan Rohani in parlamento, come riferisce l’agenzia stampa governativa “Irna“. Riad ha aggiunto un altro crimine alla lista di quelli precedenti, impedendo quest’anno di compiere il pellegrinaggio rituale musulmano (Hajj) ai cittadini iraniani, ha precisato Rohani.

Il presidente iraniano e’ intervenuto anche sulla tragedia avvenuta lo scorso anno in occasione del Hajj, in cui sono morti 464 iraniani, affermando che il governo continuera’ i suoi sforzi, attraverso canali legali e politici, per seguire il caso dei “martiri” di Mina. “I rituali Hajj sono usati come occasione per ferire la dignita’ dei musulmani” ha precisato, aggiungendo che “coloro che hanno guadagnato fama e denaro dalla gestione dei luoghi santi devono rendersi conto che il loro vero impegno e’ quello di garantire la sicurezza dei pellegrini“.

Dal canto suo il ministro degli Esteri saudita, Adel al Jubeir, ha accusato l’Iran di “voler politicizzare il pellegrinaggio alla Mecca (Hajj) per sviare l’opinione pubblica dai suoi problemi interni“. Parlando ieri sera con i giornalisti della stampa saudita dalla sede dell’ambasciata del suo paese a Londra, dove si trova in visita, al Jubeir ha spiegato che “noi ci siamo offerti di ospitare i pellegrini iraniani ma Teheran ha rifiutato preferendo politicizzare la questione“. Per il capo della diplomazia saudita “le parole dell’Ayatollah Ali Khamenei sulla faccenda del pellegrinaggio sono solo un tentativo di sviare l’attenzione degli iraniani su altri problemi rispetto a quelli interni“. Inoltre al Jubeir ha rilevato che “la politica di Teheran e’ diventata piu’ ostile e aggressiva da quando ha firmato l’accordo sul suo programma nucleare, da quel momento ha continuato a diffondere la violenza settaria nella regione mediorientale“.

Il mondo musulmano – ha detto Ali Khamenei, guida suprema della rivoluzione islamica iraniana – cosi’ come i governi e i suoi popoli, devono conoscere i dirigenti sauditi e la loro natura irriverente, miscredente e subalterna“. Khamenei ha quindi esortato i musulmani a “riflettere seriamente sulla gestione dei luoghi santi. In caso contrario – ha avvertito l’ayatollah – il mondo musulmano si trovera’ ad affrontare problemi piu’ grandi”. Il leader iraniano, che ha l’ultima parola nelle principali questioni di politica interna ed estera del paese, ha gia’ denunciato in passato una “cattiva gestione” dei luoghi sacri dell’Islam da parte delle autorita’ saudite e i suoi nuovi attacchi rientrano nelle tensioni tra i due paesi che hanno interrotto i loro rapporti diplomatici e commerciali a gennaio scorso.

Nel 2015 circa 64 mila pellegrini iraniani si sono recati in Arabia Saudita per partecipare alle celebrazioni dell’Hajj. L’Arabia Saudita ha poi interrotto i suoi rapporti con l’Iran a gennaio, accusandolo di sostenere il terrorismo dopo l’esecuzione del leader sciita Nimr al-Nimr e di altri 46 “terroristi” e l’assalto all’ambasciata saudita di Teheran.

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