Tecnologia: sul grande schermo il fisico conta

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La storia del cinema è costellata da biografie di grandi scienziati, ma tra i protagonisti non ritroviamo molte figure di fisici, probabilmente a causa della complessità della disciplina che studiano per il grande pubblico. Per trovare un primo riferimento alla biografia di un importante fisico dobbiamo arrivare al 1968, anno in cui con ‘GalileoLiliana Cavani dà il via a un periodo caratterizzato da lungometraggi incentrati su importanti studiosi di questa disciplina, tra i quali ‘Blaise Pascal‘ e ‘Cartesius‘ di Roberto Rossellini. Le conquiste della fisica contemporanea – dalla scoperta del Bosone di Higgs a quella delle onde gravitazionali, fino alle osservazioni della materia e dell’energia oscura – hanno però fatto da traino a questo filone spesso trascurato, come spiega l’Almanacco della Scienza del Cnr.

Tanto nel caso delle ‘vite mirabili’, che in quello delle ‘esistenze al limite’, l’elemento portante della narrazione è rappresentato dall’aspetto romantico delle figure descritte e dalla rilevanza che esse hanno avuto nel mondo della ricerca del proprio tempo”, sostiene Valerio Rossi Albertini, fisico dell’Istituto di struttura della materia (Ism) del Cnr e divulgatore scientifico. “Questo vale anche per il film corale ‘I ragazzi di via Panisperna’ in cui, oltre a Ettore Majorana, compaiono Fermi, Rasetti, Pontecorvo, Segrè, tutte stelle di prima grandezza nel cielo della fisica del Novecento”.

Il lungometraggio italiano, girato nel 1989 da Gianni Amelio tende, in effetti, a rappresentare le geniali figure dei giovani fisici dell’epoca, capitanati da Enrico Fermi, senza approfondire gli studi del gruppo, culminati nel 1934 con la scoperta delle proprietà dei neutroni. “Figure come quelle di Majorana, in particolare, si prestano bene a essere romanzate: vite brevi e ammantate di mistero, sicuramente adatte a incentrare i film sull’aspetto privato della personalità come confermato dal nuovo documentario su Ettore Majorana, ‘Nessuno mi troverà’. Non sempre, però, questo è possibile, perché di solito i fisici rifulgono per il loro ingegno, non per l’eccezionalità delle loro esistenze”, continua il ricercatore.

Nell’ultimo periodo non fa eccezione l’attenzione verso due fisici attestata dal film sul genio di Stephen Hawking, ‘La teoria del tutto’. “La vita di Stephen Hawking, l’astrofisico e cosmologo costretto da una malattia degenerativa a restare abbarbicato su una sedia a rotelle, è stata apprezzata dal pubblico esclusivamente per i risvolti umani della vicenda di genio prigioniero”, sostiene Rossi Albertini.

Quello che manca, insomma, è un’analisi dell’aspetto prettamente scientifico. “Al termine del film, gli spettatori sono pervasi dalla felice sensazione di aver assistito ai prodigi dell’intelligenza umana e colpiti dall’eccellenza di tanto ingegno”, conclude lo studioso. “Eppure, se si domandasse loro di spiegare – anche solo in sintesi – il contributo di questi eroi del pensiero al progresso della fisica, sarebbero davvero pochi quelli in grado di rispondere. In quasi tutti i film di questo filone, i giganti del pensiero sono soggetti poetici, ma le loro teorie non sono oggetto di approfondimento. La suggestione prende il posto della comprensione”.

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