Nobel, Martino: “Malattie dello sviluppo e autismo sono tra i target di studio sull’autofagia”

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Gli studi sull’autofagia che sono valsi il NOBEL 2016 per la Medicina a Yoshinori Ohsumi sono “ricerche straordinarie dalle quali non possono che derivare nuovi strumenti per terapie efficaci, perché mirano al nucleo essenziale del comportamento cellulare” e contribuiscono a comprenderlo. Gianvito Martino, neo direttore scientifico dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano, non ha dubbi sul potenziale clinico del lavoro dello scienziato giapponese. Numerosi i possibili campi di applicazione: da Parkinson e Alzheimer alle malattie autoimmuni, dal cancro alle patologie dello sviluppo, fino addirittura all’autismo. “Sappiamo ormai molto bene che la cellula non è un sistema perfetto – spiega all’AdnKronos Salute Martino, direttore della Divisione di neuroscienze dell’Istituto e professore ordinario di Biologia applicata all’università Vita-Salute San Raffaele – Spesso sbaglia a eseguire delle procedure al suo interno, ma dispone di un sistema che percepisce l’errore e lo elimina. Una specie di processo di riciclo”. Ebbene, “si è visto per esempio che il meccanismo dell’autofagia è difettoso in malattie come l’Alzheimer e il Parkinson, portando all’accumulo di detriti mal fatti. E i neuroni, privi di un sistema efficace di riciclo, soffrono e muoiono“.

Ma le ricerche di Ohsumi aprono prospettive di cura anche in altri settori: “L’autofagia – sottolinea Martino – riveste un ruolo importantissimo all’inizio della nostra vita, quando produciamo molte più connessioni fra cellule rispetto a quelle di cui abbiamo bisogno. Grazie all’autofagia si consolidano soltanto quelle che servono mentre le altre, ridondanti, vengono eliminate. Alcune indicazioni, al momento sperimentali – tiene a precisare lo scienziato – ci suggeriscono per esempio che nell’autismo questo meccanismo di modellamento non funziona“. Anche nel caso delle patologie autoimmuni, conclude il neurologo, esistono “indicazioni molto preliminari” su un possibile coinvolgimento di difetti dell’autofagia: “L’ipotesi è che, quando i linfociti ‘ribelli’ ci attaccano invece di proteggerci, è perché contengono sostanze che doverebbero essere state eliminate“.

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