Pancia gonfia addio, ecco come con la dieta “Low Fodmap”

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L’incubo di una pancia gonfia, enorme e che non lascia vivere come si vorrebbe. E’ il disturbo che vive il 15% della popolazione affetta da sindrome dell’intestino irritabile. Persone che spesso non hanno avuto una diagnosi certa e continuano a provare diete più o meno efficaci senza conoscere le vere cause dei dolori addominali e della pancia gonfia. Occorre cambiare assioma, da “siamo quello che mangiamo a siamo quello che assorbiamo“, spiega Enrico S. Corazziari, gastroenterologo dell’università Sapienza di Roma, nel libro ‘La dieta Low Fodmap per sgonfiare la pancia’ (Mondadori). Secondo l’esperto, “dopo un solo mese di dieta i giorni con la pancia gonfia sono calati di ben il 40%“. L’autore ha sottoposto persone che soffrono di sindrome dell’intestino irritabile a una dieta a basso apporto di Fodmap (acronimo di oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi fermentabili e polioli), sostanze che, più sono presenti nell’alimentazione, più vengono fermentate nell’intestino causando gonfiore e malessere. Tra i cibi ad alto contenuto di Fodmap: il latte, i formaggi freschi, le mele, le pere, la frutta secca, i carciofi, gli asparagi, i broccoli, i legumi, il frumento, il miele. Tra quelli a basso contenuto: il latte di soia, le banane (mature), le fragole, l’uva, il sedano, le melanzane, il riso, il mais, lo sciroppo d’acero. “La dieta Low Fodmap non esclude alcuni cibi, ma ne consiglia un uso moderato – sottolinea il gastroenterologo – Molti di quelli indicati come ‘non idonei’ sono alimenti buoni che non fanno male e sono pilastri della dieta mediterranea. Ma chi ha un predisposizione a soffrire di fermentazione causata da questi cibi soffre della sindrome dell’intestino irritabile. Un disturbo che può essere molto invalidante, e spesso costringe le persone a modificare le propria vita. Per questo occorre capire l’origine del problema e trovare una dieta personalizzata per il paziente“. L’idea alla base di ‘La dieta Low Fodmap per sgonfiare la pancia’ “nasce dall’esperienza maturata incontrando e visitando i pazienti con sindrome da intestino irritabile. In loro – prosegue Corazziari – si percepisce lo sconcerto rispetto all’interpretazione dei disturbi che vengono sempre attribuiti a ciò che viene mangiato, ma che queste persone non riescono mai a identificare bene. Così si procede per tentativi: si toglie una cosa e poi l’altra, ma i disturbi continuano. La spiegazione è che esistono tanti alimenti molto fermentabili presenti in tanti cibi che mangiamo. Ecco che spesso si tende a eliminare la pizza o il latte, ma non si sa che anche la frutta o la verdura posso agire da stimolatori della pancia gonfia“. “Dal 2012 sono cominciati ad apparire in letteratura scientifica studi che esaminano con maggior rigore il ruolo delle sostanze alimentati che fermentano nel nostro intestino – ricorda lo specialista – Nel 2014 sono stati pubblicati sullo rivista ‘Gastroenterology’ i risultati di uno studio di clinici australiani che sosteneva l’efficacia della dieta Low Fodmap sul gonfiore e il dolore di pancia nella sindrome dell’intestino irritabile. Ho quindi deciso di intraprendere in prima persona una ricerca su questo regime nei pazienti con la sindrome“. “Ipotizzavo – spiega – che uno studio ben condotto avrebbe finito con il dimostrare la scarsa utilità della dieta. Invece le cose andarono diversamente: la Low Fodmap è risultata addirittura più efficace di tante altre terapie. Ricordo ancora – conclude Corazziari – l’entusiasmo di una paziente che ha commentato i risultati ottenuti con un significativo ‘la pancia non c’è più!’“.

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