
L’Alzheimer si potrebbe diagnosticare, in un futuro non troppo remoto, già in fase precoce attraverso una sorta di ”test dell’udito” semplicissimo da praticare, che consiste nel registrare, con un elettroencefalogramma – EEG, le onde cerebrali di un individuo in risposta a certi suoni. Ricercatori italiani hanno infatti visto che il cervello del malato di Alzheimer risponde diversamente a una sequenza toni acustici intervallati in modo casuale e inaspettato da un suono diverso (bop). Diretto da Manuela Ruzzoli presso l’Università Pompeu Fabra a Barcellona, lo studio e’ stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports. “Questo lavoro – spiega all’ANSA Ruzzoli – e’ il risultato di una fruttuosa collaborazione fra Brescia, Barcellona e Trento. Infatti i dati sono stati raccolti presso la sezione di Neuroscienze Cognitive dell’IRCCS Centro San Giovanni di Dio (BS). Inoltre ha visto la collaborazione del Centro Interdipartimentale Mente e Cervello di Trento con Veronica Mazza e Carlo Miniussi“.
Gli esperti hanno registrato le risposte neurali di tre gruppi di individui a una serie di toni acustici e osservato che quelle dei pazienti con Alzheimer sono marcatamente diverse e riconoscibili rispetto alle reazioni neurali di un soggetto sano e di uno con lievi deficit cognitivi. Poiché questo test uditivo è del tutto passivo (si registra la reazione cerebrale ai suoni uditi e l’anziano non deve fare assolutamente nulla se non sottoporsi all’EEG) e semplice da svolgere, se questi risultati saranno riprodotti su un campione maggiore di individui si potrebbe davvero giungere allo sviluppo di un pratico e non invasivo test diagnostico che ‘scova’ la demenza gia’ al suo esordio. “Portare questo test a routine clinica sarebbe uno step abbastanza agile – conclude Ruzzoli – perche’ non e’ invasivo e non richiede un’altra specializzazione tecnica“.