Un’esperienza “durissima”, come era prevedibile che fosse considerato che si trattava “del più forte terremoto della seconda metà del secolo scorso, che ha provocato 3mila morti e che ha riguardato non solo l’Irpinia, ma un’area immensa che andava da Napoli a Potenza”. Così Giuseppe Zamberletti ricorda la sua esperienza da commissario del Governo incaricato del coordinamento dei soccorsi post terremoto del 23 novembre 1980, ricordato come terremoto dell’Irpinia ma, come sottolinea all’Adnkronos, “capace di causare 80 morti anche nella città di Napoli”. La situazione che si venne a creare già dal giorno successivo al sisma, con interi paesi rasi al suolo, richiese “uno sforzo immenso – spiega – che ha ottenuto risultati estremamente positivi, come poi riconosciuto anche dalla Commissione Scalfaro. Il terremoto ci fu il 23 novembre e a primavera erano stati realizzati i 25mila alloggi prefabbricati per collocare la gente rimasta senza casa”. Zamberletti ricorda “con grande gratitudine e ammirazione i sindaci della Campania e della Basilicata, nei quali ho trovato una grande capacità di lavoro e i risultati sono stati eccezionali”. Quell’evento catastrofico, insieme al terremoto del Friuli di 4 anni prima, rappresentò un momento di svolta evidenziando ancora una volta la necessità della nascita di un Dipartimento della Protezione civile. “Già dopo il terremoto del Friuli – ricorda Zamberletti che anche nel 1976 fu commissario per il coordinamento dei soccorsi – avevo cominciato a chiedere che il Parlamento e il Governo varassero una legge per la protezione civile che rendesse l’organizzazione permanente. Il commissario che veniva nominato non aveva un’organizzazione alle spalle, ma doveva crearla sul posto a evento già avvenuto. Addirittura, nel caso dell’Irpinia, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini arrivò sul posto prima che fosse nominato il commissario, constatando la mancanza di un’organizzazione permanente e l’improvvisazione dell’intera operazione di intervento. Non a caso fu l’uomo politico più sensibile alla richiesta della realizzazione di un’organizzazione di protezione civile”. Oggi il Dipartimento di Protezione civile italiano, sottolinea Zamberletti, “è tra i migliori al mondo” e ne ha dato prova anche in occasione dei due terremoti che hanno devastato il Centro Italia tra agosto e ottobre. “La Protezione civile ha risposto benissimo all’emergenza – spiega – perché è un sistema ormai collaudato. Quello che abbiamo costruito ha dimostrato di funzionare molto bene”. L’aspetto sul quale c’è ancora da lavorare è “quello della prevenzione”. Su questo “non ci si è mossi molto, nel Paese manca ancora una cultura della prevenzione. Non basta che il Governo stanzi i fondi, è necessario che il territorio risponda: dalle autorità che devono utilizzare le risorse agli stessi cittadini, che devono essere i primi a preparare le loro case e il territorio”, conclude.