“Grazie al miglioramento nello sviluppo dei trattamenti antiretrovirali e delle tecniche di riproduzione assistita, le coppie sierodiscordanti nelle quali l’uomo ha contratto il virus Hiv, possono realizzare il sogno di essere genitori in modo sicuro per sé e per la sua discendenza. Il lavaggio del seme, confermato tramite tecniche di biologia molecolare di alta sensibilità e seguito da un trattamento di riproduzione assistita come la iniezione intracitoplasmatica (Icsi) rappresentano un protocollo particolarmente efficace per ridurre il rischio di trasmissione del virus in maniera conveniente e sicura”. Lo spiega, nella Giornata mondiale contro l’Aids, la ginecologa Daniela Galliano, direttrice del Centro Ivi (Instituto Valenciano di Infertilidad) di Roma. “Anche nell’affrontare malattie come l’Hiv – aggiunge – è importante mantenere un approccio olistico, considerando tutti i possibili effetti della malattia e il contributo che le diverse branche della medicina possono dare al loro superamento. Tra queste occupa un posto importante anche la medicina della riproduzione. Nella Giornata mondiale dell’Aids, è importante ricordare come la ricerca ricopra un ruolo fondamentale per il suo sradicamento, così come nel migliorare la qualità della vita delle persone affette dall’Hiv grazie ai progressi ottenuti a livello terapeutico. Nonostante i molti successi raggiunti affinché le persone affette dal virus possano vivere con la maggiore normalità possibile, ancora oggi possono sorgere problemi come, ad esempio, al momento in cui una coppia eterosessuale voglia avere un figlio”. In questo contesto “hanno un’importanza particolare trattamenti come il lavaggio del seme, sviluppato dalle cliniche Ivi, che già da più di una decade ha ottenuto che bambini con progenitori sieropositivi, nascano liberi dalla malattia grazie alla riproduzione assistita”, dice Galliano. Il trattamento di riproduzione assistita, nel caso sia la donna a essere portatrice del virus, non differisce troppo da quello che si effettua nel caso di una donna sana. “È essenziale – prosegue l’esperta – avere un rigoroso controllo immunologico della paziente e che il trattamento si realizzi quando la carica virale sia molto bassa o non rilevabile. È importante tenere d’occhio l’infezione nel terzo trimestre della gravidanza e durante il parto, anche se, grazie ai trattamenti antiretrovirali, la probabilità di contagio è di volta in volta minore”. “Grazie alle nuove tecniche sviluppate da Ivi abbiamo contribuito al fatto che le coppie con malattie trasmissibili possano formare una famiglia. Qualcosa che in passato sembrava totalmente impossibile, può essere considerato oggi come una tappa fondamentale per la normalizzazione della malattia”, conclude.