Aumentare l’innovazione ‘green’ e ridurre l’impatto ambientale di tutta la filiera agroindustriale: sono gli obiettivi del progetto Pefmed (Product Environmental Footprint across the MED), coordinato dall’Enea per la parte scientifica e cofinanziato con circa 2 milioni di euro dalla Commissione europea, al quale partecipano il Ministero dell’Ambiente e sette partner provenienti da Spagna, Francia, Slovenia, Portogallo e Grecia. Il progetto, spiega l‘Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) nel numero odierno del quindicinale online Eneainform@, applichera’ in via sperimentale la metodologia ‘Product Environmental Footprint‘ elaborata dalla Commissione europea, integrandola con indicatori di tipo territoriale e socio-economico, per misurare l’impatto ambientale (cambiamento climatico, riduzione dello strato di ozono, impoverimento delle risorse idriche, destinazione dei suoli, eco-tossicita’) di un campione di circa cento imprese localizzate in nove distretti territoriali europei.
Per l’Italia sono state scelte Puglia e Lombardia. Il metodo prende in considerazione gli impatti di un prodotto durante tutto il suo ciclo di vita, a partire dalla coltivazione delle materie prime, passando per la lavorazione, il trasporto e l’uso, fino ad arrivare allo smaltimento e al riciclaggio. Enea lavorera’ al fianco della Federalimentare cui e’ affidato il coordinamento delle iniziative delle sei maggiori federazioni internazionali del settore agroindustria, con particolare riferimento alle attivita’ di trasferimento tecnologico alle aziende, di sperimentazione sul campo per ridurre l’impronta ecologica della filiera agroalimentare e di comunicazione; solo in l’Italia questo comparto ha un giro di affari di 130 miliardi di euro – l’8% del Pil nazionale – e coinvolge circa 7 mila aziende. “Con questo progetto – spiega Caterina Rinaldi, ricercatrice Enea e coordinatrice del progetto – contribuiremo a rendere il mercato dell’agroindustria europeo piu’ green, innovativo e trasparente grazie ad una certificazione ambientale unica, che punta da una parte ad agevolare la commercializzazione di prodotti verdi in Europa e dall’altra ad aumentare la fiducia dei consumatori nelle dichiarazioni ambientali che li accompagnano“.
Il presidente di Federalimentare Luigi Scordamaglia osserva che “oggi l’industria alimentare attraverso un’assunzione di responsabilita’ costante pone sempre piu’ spesso la sostenibilita’ al centro delle proprie strategie: valorizzazione delle materie prime, riduzione dei consumi d’acqua (anche fino al 70% dagli anni ’90 a oggi su una media europea del 40%), diminuzione dell’impatto energetico (-30% dei consumi in 20 anni), ottimizzazione del packaging, lotta agli sprechi sono solo alcune delle azioni messe in campo“. Dall’analisi degli stress test, conclude Eneainform@, sara’ possibile ottenere informazioni utili a classificare i prodotti agroalimentari con le performance ambientali migliori e a incentivare le imprese a innovare i processi produttivi in chiave green, nel pieno rispetto delle vocazioni agroalimentari dei singoli territori.