La Legge Quadro sulle Aree protette compie i primi 25 anni: la Legge 394/91, infatti, nonostante non abbia mai visto la piena applicazione, non solo e’ servita a costruire un sistema integrato di aree protette nazionali e regionali, ma ha segnato un momento di grande coscienza ambientale nelle istituzioni del nostro Paese che, proprio grazie a questa legge, ha potuto attuare politiche di conservazione della biodiversita’ fino ad allora impensabili. Un successo che si puo’ leggere attraverso i numeri: 24 parchi nazionali, considerando anche quello del Golfo di Orosei e del Gennargentu (in realta’ mai reso operativo), 134 parchi regionali, 27 aree marine protette, 2 parchi sommersi, 1 Santuario internazionale per la protezione dei mammiferi marini (frutto di un accordo internazionale tra Francia, Italia e Principato di Monaco) e 683 riserve tra statali e regionali e di altre tipologie (come ad esempio le oltre 100 oasi WWF). La legge sui Parchi non solo ha segnato una crescita culturale in un’Italia che fino a quel momento non si era posta il problema di come tutelare e preservare i propri tesori di natura che diventavano, finalmente, un tesoro di tutti gli italiani, un bene cosi’ importante da meritare la tutela dello Stato. Che oggi i parchi italiani vivano un momento di difficolta’ e’ innegabile. Ma da questa crisi si esce dando piu’ valore alla natura che costituisce la base del nostro benessere e del nostro sviluppo; la ricchezza della natura italiana costituisce infatti il nostro capitale naturale e deve essere al centro dell’economia nazionale. Inoltre dare valore alla natura significa dare centralita’ alla bellezza della nostra Italia che tutto il mondo ci invidia.”Questo e’ un anniversario importante”, dichiara la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi, che poi aggiunge: “Venticinque anni fa la legge sui parchi nasceva grazie al consenso di un Parlamento unito per il bene della Natura italiana: nel 2016, invece, una riforma, scritta senza la condivisione del mondo ambientalista e senza tener conto di una sensibilita’ ormai radicata nell’opinione pubblica, rischia di compromettere il futuro dei Parchi italiani, di consentire speculazioni economiche e gestioni localistiche, di affidarne la rappresentanza e la gestione alla politica locale. Ma l’aspetto piu’ grave della modifica approvata dal Senato e’ quello dello Stato centrale che si ritira dai suoi compiti costituzionali, che delega agli enti locali scelte e strategie di interesse nazionale – conclude Bianchi -. Allora dovremmo smettere di chiamarli parchi nazionali o aree marine protette e rassegnarci al modello Stelvio: se la riforma dovesse proseguire il suo cammino com’e’ stata approvata al Senato allora in questo 25 anniversario della 394 ci sarebbe davvero ben poco da festeggiare. Il WWF sara’ in prima linea per far si’ che i parchi continuino ad essere un Tesoro Nazionale”.