Milano: prime vaccinazioni dopo i casi di meningite all’Università Statale

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Sono cominciate ieri come previsto le vaccinazioni programmate dall’Ats della Città metropolitana di Milano dopo la morte per meningite di due studentesse della Facoltà di Chimica dell’università Statale, Alessandra Covezzi e Flavia Roncalli. “Nel centro vaccinale di via Statuto sono state vaccinate 59 persone sulle 60 previste per questa prima tranche. Le prossime sedute sono fissate per il 16 e il 21 dicembre“, data entro la quale si vaccineranno altre 80 persone per raggiungere la quota di 140, fra docenti e studenti, identificati dagli esperti come il nucleo da proteggere. A fare il punto è Marino Faccini, responsabile della Profilassi malattie infettive e vaccinazioni dell’Ats. “Non si è ancora definito nulla rispetto a un eventuale allargamento della platea da vaccinare – precisa l’esperto all’AdnKronos Salute – Non si ravvisa infatti un’emergenza, un’indicazione per estendere ulteriormente, e ci siamo riservati di valutarlo con calma. Già questa è una misura che va nella direzione della prevenzione e anche della tranquillità psicologica. Non c’è allarme – ribadisce Faccini – perché i casi di meningite di questo tipo sono una decina l’anno, un numero abbastanza stabile. Non c’è quindi l’urgenza di fare una vaccinazione in generale. Sebbene le analisi condotte sui campioni dei due casi non siano state pienamente dirimenti (non ci hanno dato la certezza assoluta che si tratti dello stesso batterio), sappiamo che sono dello stesso gruppo, meningococco C, e la vaccinazione” ai 140 del nucleo interessato “è stata disposta per precauzione proprio per questo“. E anche se “i ragazzi sono apparsi tutto sommato tranquilli e sembra che si sia superata la prima fase di preoccupazione, le telefonate e le richieste di informazioni all’Ats continuano“, ammette Faccini. Dopo la morte di Flavia, a fine novembre, “nell’imminenza della notizia arrivavano circa 300 telefonate al giorno e ancora proseguono. Non solo genitori e studenti dell’università, ma anche la popolazione in generale. Come succede in questi casi scatta un meccanismo di preoccupazione, ma noi tranquillizziamo le persone – ribadisce – perché le misure prese sono adeguate e non c’è urgenza di vaccinarsi“.

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