Permetterà “un balzo in avanti nella ricostruzione dell’evoluzione umana” lo studio di una serie di impronte fossili di ominidi che i ricercatori della Scuola di paleoantropologia dell’Università di Perugia hanno scoperto a Laetoli, in Tanzania. Secondo i risultati dello studio già 3 milioni e mezzo di anni fa quindi, esistevano ominidi alti quanto noi. Ad annunciare i possibili sviluppi di questa ricerca di grande rilevanza scientifica è stato Marco Cherin, coordinatore della Scuola. Durante la pubblicazione online sulla prestigiosa rivista scientifica eLife, oggi a Perugia nella sede del rettorato dell’Università si è tenuta una conferenza stampa, contemporaneamente ad un analogo incontro con i giornalisti in Tanzania. “Si tratta delle orme ‘umane’ piu’ antiche mai scoperte al mondo, nonché della più antica testimonianza di andatura perfettamente bipede tra i nostri antenati” ha affermato Cherin.
L’ha definita una “scoperta straordinaria perché dimostriamo con queste nuove impronte che gli australopitechi potevano essere alti anche piu’ di un metro, anzi potevano cosi’ raggiungere stature comparabili alle nostre”. “In passato infatti si credeva che questi nostri arcaici antenati fossero creature piccole, minute e di bassa statura” ha aggiunto il coordinatore del gruppo di ricercatori che ha partecipato alla campagna. “Dimostriamo per la prima volta – ha detto Cherin – come la statura, che si pensava elemento cresciuto nel corso del tempo con l’evoluzione umana, in realtà non ha seguito affatto questo trend”. “Sono momenti come questo che rendono piacevole essere alla guida dell’Ateneo e qualificano un’università generalista come la nostra” ha detto il rettore Franco Moriconi che ha poi ringraziato tutto il Dipartimento di Fisica e Geologia dell’Università degli Studi di Perugia.
Il nuovo direttore del Dipartimento, Massimiliano Barchi, ha affermato di essere orgoglioso di dirigere una struttura “che proprio un anno fa stava illustrando anche le prime rilevazioni sulle onde gravitazionali”. Sono poi stati illustrati in dettaglio i risultati della ricerca per mezzo di immagini e ricostruzioni in 3D: Angelo Barili, del Centro di ateneo per i musei scientifici, ha ripercorso le tappe di questa “fantastica avventura” che è stata definita “il coronamento di un lavoro di anni sul campo e nel cuore dell’Africa equatoriale”. Il progetto è iniziato nel 2010 grazie a dei contatti personali di Barili sul posto con ricercatori in vari ambiti ed in seguito è stato istituito un team di ricercatori per iniziare una campagna internazionale. Una volta in Italia – è stato spiegato – è stato messo insieme un gruppo capitanato dal Dipartimento di Fisica e Geologia e dal Centro di ateneo per i musei scientifici. Da questo percorso è poi nata nel 2011 la nuova realtà della Scuola di Paleoantropologia.