Archeologia: missione belga porta alla luce il tempio di Cleopatra

MeteoWeb

Sono tornati alla luce ad Alessandria d’Egitto i resti di un tempio in onore della regina Cleopatra (69 a.C. – 30 a.C.). Gli scavi condotti dai ricercatori del Museo belga di Mariemont stanno portando alla identificazione di un grande complesso monumentale del periodo tolemaico: un tempio di età greco-romana dedicato a Cleopatra assimilata a Iside che in età greco-romana era la più amata delle divinità nella terra del Nilo. Autori della scoperta, come riferisce il nuovo fascicolo di gennaio-febbraio 2017 della rivista “Archeologia Viva” (Giunti editore), sono tre archeologi belgi dell’Università Cattolica di Lovanio: Marie-Cécile Bruwier, direttrice scientifica del Museo reale di Mariemont e professoressa di archeologia egiziana e museologia; Marco Cavalieri, professore di archeologia romana e antichità italiche; Nicolas Amoroso, assistente presso la cattedra di archeologia romana e antichità italiche. La missione archeologica belga sta scavando in un ampio settore orientale esterno alle antiche mura di Alessandria, nell’attuale quartiere di Smouha, dove sono emerse le tracce di un tempio la cui natura monumentale è attestata dai resti architettonici e dall’apparato scultoreo, forse risalente alla fine dell’età lagide, ovvero al regno di Cleopatra VII (51-30 a.C.), la più famosa regina d’Egitto. Fra i reperti degli scavi a Smouha, è stato portato alla luce un frammento di lucerna romana raffigurante Iside in trono adorna del basileion: il disco solare sostenuto da due spighe di grano e sormontato da due piume. La presenza di spighe richiama l’assimilazione della dea con Demetra. Una seconda lucerna mostra Iside in trono che allatta il piccolo Arpocrate, mentre il frammento di una manica è riferibile a un busto di Serapide. Sono reperti che evidenziano la pratica di culti isiaci in questo sobborgo alessandrino. Inoltre, alcuni gettoni da gioco alessandrini di età greco-romana portano l’iscrizione Eleusinion con la rappresentazione di un edificio porticato a più piani che lascia ipotizzare l’organizzazione di giochi nell’Eleusi di Alessandria. Ciò presuppone uno spazio adeguato. Due iscrizione geroglifiche frammentarie, scoperte a Smouha nel 2009 e nel 2010, presentano parte di un titolatura reale e dimostrano la presenza di statue reali nel luogo dove sono stati condotti gli scavi. Le ricerche hanno evidenziato una sessantina di blocchi di forma parallelepipeda (in granito, calcare e marmo) e parecchi frammenti di colonne in granito rosa. Il sito di Hadra (oggi Smouha) e i suoi monumenti furono utilizzati come cava di pietra in età tardoantica. Lo testimoniano le pietre calcare messe in luce dalla missione archeologica belga. Del grande complesso monumentale ora individuato si era completamente perduta la memoria fin dal boom edilizio che Alessandria visse durante la seconda metà del XIX secolo, fase che vide per altro anche la costruzione della prima ferrovia urbana. Fu proprio in questa temperie che Albert Daninos-Pacha nel 1892 scoprì le statue colossali. Poi, negli anni Venti, Joseph Smouha (1878-1961), negoziante di cotone, sviluppò il progetto per prosciugare il lago Hadra e creando al suo posto un nuovo quartiere, che da lui prese il nome. Questi giganteschi lavori fecero letteralmente sparire il sito antico che fu dimenticato fino alle più recenti ricerche. Il prossimo volume della collezione “Cahiers de Mariemont” farà il punto delle ricerche sulle statue colossale di Smouha e sul monumento scoperto. Intanto l’attività archeologica ad Alessandria prosegue con nuovi progetti in collaborazione con il Centro di Studi Alessandrini, tra cui la ricostruzione virtuale del cosiddetto “tempio” di Smouha.

Condividi