Etiopia: “La diga Gibe III ha ridotto il livello del lago Turkana di 1.5 metri”

MeteoWeb

La diga Gilgel Gibe III, realizzata in Etiopia dall’italiana Salini-Impregilo sul fiume Omo, ha drasticamente ridotto il flusso d’acqua verso il lago Turkana e minaccia la sopravvivenza di almeno mezzo milione di persone, ossia le popolazioni che vivono nell’area. Lo afferma è Human Rights Watch in un rapporto che conferma le preoccupazioni avanzate dalle organizzazioni per i diritti civili già nel 2015, ancora prima dell’inaugurazione dell’infrastruttura, avvenuta un anno dopo, e basato sui dati resi noti dal ministero americano per l’Agricoltura. Il lago Turkana è il più grande del mondo in un luogo desertico e risulta sprofondato di 1,5 metri rispetto ai precedenti livelli del 2015, quando l’acqua, sottratta al fiume, iniziò a riempire l’invaso della diga, negli stessi mesi in cui a recarsi in visita all’opera era Matteo Renzi nella veste di presidente del Consiglio.

La fascia costiera si è allargata di due chilometri, privando la pesca locale di buona parte delle risorse. Inoltre, come aveva denunciato a suo tempo l’organizzazione ‘Survival’, la diga ha messo fine alle esondazioni naturali del fiume Omo, da cui dipendono direttamente 100.000 indigeni e altri 100.000 indirettamente. A dettare legge, nelle decisioni di Addis Abeba, è la crescita senza freni del paese africano. Gibe III, costata circa 1,5 miliardi di euro, è la terza grande diga dell’Africa, e la più alta: 243 metri. Il governo etiopico l’ha fortemente voluta, mettendo ai margini contestazioni e sotterrando i diritti delle popolazioni locali, affinché venga raddoppiata la produzione di elettricità (fno all’80%) per un paese che sta correndo economicamente, ma che in questa corsa rischia di rinnovare le emergenze della regione, a partire dalla siccita’ in alcune aree.

Le critiche al progetto sono arrivate non solo dagli ambientalisti ma anche dall’Unesco. Salini-Impregilo, invece, ha sempre sottolineato i “benefici” dell’opera, che, come è scritto in una nota del 17 dicembre scorso, “sono stati evidenti anche durante la sua realizzazione con la creazione di “lavoro per 20mila etiopici durante le varie fasi della costruzione”. Ad aggravare il tutto per chi vive in quell’area è giunto il progetto per una piantagione di 100.000 ettari di canne da zucchero, insieme alla realizzazione delle fabbriche per produrlo. La coltivazione della canna da zucchero richiede tantissima acqua: “Va fermata”, ha detto Felix Horne, ricercatore di Human Rights Watch, per il quale “la prevista caduta dei livelli del lago Turkana metterà a rischio le risorse necessarie alla sopravvivenza di mezzo milione di persone”. E se ciò accadrà, i conflitti locali per l’accaparramento di acqua aumenteranno, con un risultato non nuovo per il continente africano: una guerra civile. 

Condividi