Astronomia: la Grande Macchia Rossa di Giove mai così nitida grazie a JunoCam

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Mai l’avevamo vista così bene. La turbolenta regione collocata nella cintura equatoriale di Giove, subito ad ovest della Grande Macchia Rossa, è stata ripresa con una risoluzione mai ottenuta prima con nessuno strumento, da Terra o dallo spazio.

L’istantanea – spiega l’Agenzia Spaziale italiana – è stata catturata della JunoCam, lo strumento con fini educativi a bordo della sonda Juno della NASA, mentre il satellite si trovava a volare 8.700 chilometri sopra le nubi gioviane lo scorso 11 dicembre.

Autore dell’immagine il citizen scientist Sergey Dushkin che ne ha curato il processamento e il taglio, realizzato in modo da mettere in evidenzia il dinamismo delle nuvole.

L’attività rientra nel progetto NASA di citizen science condotto tramite la JunoCam, iniziativa che ha come obiettivo quello di coinvolgere il pubblico – in questo caso astronomi e astrofotografi, professionisti e non – nell’elaborazione delle immagini e nella scelta degli obiettivi da fotografare.

Per chi volesse cimentarsi e dare il proprio contributo, a questo sito la NASA mette a disposizione gli scatti grezzi, detti raw in gergo fotografico realizzati con il telescopio. Qui è invece possibile partecipare alla votazione per scegliere i target fotografici su cui concentrare gli scatti della JunoCam durante i passaggi ravvicinati sul pianeta.

Dall’inizio della sua missione, Juno ha eseguito 4 flyby su Giove, l’ultimo dei quali è stato completato il 2 febbraio scorso ed ha visto il coinvolgimento, in particolare, di uno dei due strumenti italiani a bordo della sonda, Jiram (Jovian InfraRed Auroral Mapper), lo spettrometro progettato per studiare la dinamica e la chimica delle aurore gioviane nel vicino infrarosso.

Il prossimo sorvolo ravvicinato è in programma per il 27 marzo. Recentemente il team di missione ha deciso di non ridurre a 14 giorni il periodo orbitale della sonda come era previsto nei piani iniziali. Juno resterà quindi su un’orbita di 53 giorni senza che ciò pregiudichi la qualità scientifica dei dati che gli scienziati si aspettano di raccogliere durante i futuri flyby sul pianeta.

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