A dispetto delle cifre che danno un aumento esponenziale non c’è nessuna ‘epidemia di autismo’ negli Usa, ma solo una serie di circostanze che portano a definire come ‘sindrome dello spettro autistico’ un insieme di condizioni che prima non ne facevano parte. Lo afferma un articolo pubblicato da Scientific American. Le ultime stime del Cdc sulla prevalenza del’autismo danno un valore di 1 bambino su 68, in aumento del 30% rispetto al 2008 e del 150% rispetto al 2000. Il trend e’ in aumento in realta’ dagli anni ’90, spiega Maureen Durkin, che guida la rete per le diagnosi in Wisconsin, e uno dei motivi e’ che fino a tutti gli anni ’80 le persone con il problema venivano internate, e la malattia non era quindi conosciuta, con il risultato che i genitori non cercavano una diagnosi per i propri figli. Successiva edizioni del manuale di diagnostica Dsm, inoltre, hanno incluso sempre piu’ disturbi fra quelli dello spettro autistico, portando ad un aumento dei casi.
“Anche cambiamenti di policy hanno avuto un ruolo – sottolinea l’esperta -. Nel 2006 la American Academy of Pediatrics ha raccomandato lo screening per tutti i bambini tra i 18 e i 24 mesi, e questo ha fatto emergere casi che prima sfuggivano”. Altri fattori, spiega Durkin, hanno contribuito alla crescita dei casi. Molte persone a cui prima veniva diagnosticata una disabilita’ intellettuale ora hanno una diagnosi di autismo. Inoltre il bambino autistico puo’ accedere a servizi specializzati, mentre altre diagnosi non lo permettono, e questo porta i medici a fare piu’ diagnosi anche per quei casi che sono ‘borderline’. “Ci sono anche dei fattori biologici che hanno provocato effettivamente un aumento – sottolinea l’esperta -. Avere genitori piu’ vecchi, specialmente i padri, aumenta il rischio, cosi’ come i parti prematuri, e recentemente sono molti di piu’ i bambini prematuri che riescono a sopravvivere”.