Anche la membrana amniotica ora si può mettere ‘in banca’. Biocell Center, centro di ricerca con quartier generale a Busto Arsizio nel Varesotto e biobanche in Svizzera e Usa, lancia un servizio che permette alle neomamme di conservare anche questo componente della placenta. Un materiale “ricchissimo di fattori di crescita“, sottolinea il gruppo sottolineando di essere il primo al mondo a offrire l’opzione. La membrana amniotica – spiegano dal centro – viene utilizzata da anni per varie applicazioni come la cura dello strato corneo lesionato da agenti chimico-fisici, la terapia di lesioni cutanee e di ustioni anche di terzo grado, o in altri campi della chirurgia per evitare aderenze post-chirurgiche. “Da oggi sarà possibile crioconservare la membrana amniotica di ogni bambino che nasce, sia per uso proprio (autologo) sia eventualmente per donarlo ad altri“, si precisa. Il materiale congelato potrà essere ospitato nelle biobanche Biocell Center a Lugano e Boston, in vapori di azoto liquido a -196°C per un periodo variabile da 10 a 40 anni. Il servizio verrà erogato a enti, cliniche, ospedali, centri di ricerca o singole partorienti. “Scopo delle nostre ricerche – afferma Massimiliano Manganini, direttore di Biocell Center – è sempre stato quello di approfondire le caratteristiche delle cellule staminali mesenchimali che congeliamo una volta estratte dalla placenta, e i risultati dimostrano che si tratta di cellule che hanno grande interesse medico e scientifico. Siamo convinti che tra non molto tempo queste cellule troveranno impiego in molte terapie cellulari e di medicina rigenerativa. Oggi la membrana amniotica, con le sue straordinarie caratteristiche, arricchisce la gamma delle possibilità a disposizione di medici e ricercatori“. L’utilizzo della membrana amniotica “è favorito dalla sua bassa immunogenicità – evidenzia Manganini – ovvero le sue componenti cellulari ed extracellulari causano una più bassa risposta immunitaria al momento del trapianto, riducendo quindi il rischio legato al rigetto del tessuto, anche in caso di trapianti eterologhi, permettendo un suo uso più sicuro non solo per il proprietario (il bambino), ma anche per terzi a cui la membrana decellularizzata può essere donata“. “L’entusiasmo che i nostri servizi generano tra gli scienziati e i medici di tutto il mondo dimostra che la speranza è davvero tanta – dichiara Marco Reguzzoni, amministratore delegato di Biocell Center – I ricercatori soprattutto vedono nelle cellule placentari e nella membrana amniotica una concreta possibilità di utilizzo, eticamente accettabile e geneticamente stabile: in fin dei conti recuperiamo cellule staminali e materia ricca di fattori di crescita da rifiuti biologici che altrimenti finirebbero in discarica, ricavandone elementi potenzialmente utili per la cura di molte brutte malattie“. Con il nuovo servizio Biocell Center, spin off di un altro centro lombardo, il laboratorio Toma diretto da Giuseppe Simoni, “aggiunge questo primato ad altri traguardi – si legge nella nota – come l’aver aperto la prima criobanca al mondo per la conservazione del liquido amniotico (Boston) e la prima per i villi coriali e la placenta (Lugano), sempre con riferimento alle ricerche e agli studi sulle cellule prenatali“.