Aprile, quarto mese del calendario civile, conta 30 giorni e le origini del suo nome sono piuttosto controverse. Secondo alcuni, deriverebbe il suo nome dall’etrusco “Apro”, a sua volta dal greco “Afrodite” (Venere), dea dell’amore e della bellezza, cui questo mese era dedicato. Secondo altre teorie, invece, il nome aprile deriva dal latino “aperire” (aprire) per indicare il mese in cui le piante e i fiori si schiudono.
Nell’antico calendario romano, prima della riforma di Numa Pompilio, aprile era il secondo di dieci mesi e raccoglieva tre importanti festività: i Veneralia, legati al culto della dea dell’amore e della fertilità femminile; i Cerealia, in onore di Cerere, dea della fertilità della terra e della coltivazione dei campi; i Floralia, dedicati a Flora, divinità italica delle piante utili all’alimentazione, identificata, in seguito, come “dea della primavera“. Fin dall’antichità, dunque, aprile era visto come il mese per antonomasia della rinascita e del risveglio della natura dopo il lungo letargo invernale, durante il quale la terra si mette nelle migliori per essere arata e seminata.
Aprile è il mese che regala gemme e germogli protesi verso il sole, desiderosi di liberare un fiocco di foglie o un bocciolo di fiore; è il simbolo della forza, talmente potente che, in nessun altro periodo dell’anno, è così decisiva e invadente anche all’occhio umano. Rappresentato nel Medioevo, molto spesso, da una fanciulla, intenta a trasportare zolle erbose e fiorite, secondo la leggenda era il mese in cui Romolo tracciò, con l’aratro, i confini della “città eterna”, Roma, la quale prenderà da lui il nome.