Il caffè del venerdì: dall’anti-vaccino alla corsa ai vaccini, quando il problema è altrove

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Domenica scorsa Report diffonde un servizio in cui invita a usare prudenza nei confronti del vaccino contro il papilloma virus (l’unico vaccino al momento esistente contro un tumore). Nella giornata di martedì gli Stati Uniti inseriscono l’Italia tra i paesi a rischio epidemia di morbillo. Nel frattempo vengono diffusi i dati dei contagi attuali: 1700 casi nei primi 4 mesi del 2017 a fronte degli 844 in tutto il 2016. Anche il vaccino contro l’hpv ha registrato un calo, dal 70% al 56% in soli due anni (dal 2013 al 2015). La scorsa stagione tuttavia, dal punto di vista medico, sarà ricordata come la stagione della meningite. Lì si è avuta un’escalation non irrilevante: dall’antivaccino si è giunti ad una corsa ai vaccini, così impetuosa da coinvolgere tutte le regioni, anche quelle dove non si era verificato quasi alcun caso di infezione da meningococco. Gli Istituti Sanitari hanno faticato a reperirne per tutti i cittadini che lo richiedevano.

La domanda a questo punto è d’obbligo: da cosa dipende un uso consapevole dei farmaci che abbiamo a disposizione? Chi non possiede delle reali competenze scientifiche o mediche, ma dispone di un computer e di una connessione a internet o di una tv, è veramente in grado di stabilire quando un vaccino o più in generale una cura farmacologica può essere pericoloso e quando invece necessario? Non conosciamo la composizione chimica del vaccino, ma ci arroghiamo il diritto di stabilirne gli effetti che avrà sul nostro corpo. Altra cosa, ben più grave. Non ci fidiamo degli scienziati, ma ci fidiamo degli pseudo-comunicatori. Perché il problema non è la contestazione, il bisogno di capire e di dubitare, di conoscere: sono bisogni primari e legittimi e ben venga mettere in discussione l’operato di un medico se abbiamo la conoscenza per farlo. Indubbiamente lo scetticismo è figlio della delusione, verso una categoria che non sempre ha mantenuto la missione del proprio mestiere. Case farmaceutiche e dottori possono lavorare per migliorare il mondo o per migliorare solo la propria realtà, pertanto discernere è necessario. Ma quando ogni campagna mediatica genera l’effetto gregge, allora il problema è proprio l’opposto: non ragioniamo, ma ci ostiniamo a difendere cause che non comprendiamo.

Pensare di poter dare risposte scientifiche sulla base di idee senza fondamento è una mancanza di rispetto verso tutti coloro che, alla ricerca scientifica, hanno dedicato e dedicano l’intera esistenza. Senza di loro anche un semplice raffreddore potrebbe ancora essere mortale, un’infezione batterica letale e molti malati non avrebbero alcuna speranza di vedere il domani. Vogliamo saperne di più? Studiamo, sperimentiamo. Chiunque può formulare un pensiero critico se alla base c’è la cultura.

Gertrude Belle Elion, farmacologa e biochimica, Nobel per la medicina nel 1988, raccontò: “A 20 anni mi innamorai di un giovane uomo… Pensavamo di sposarci, ma poi lui morì di endocardite batterica. Due anni dopo con l’avvento della penicillina, si sarebbe potuto salvare. Fu allora che compressi appieno l’importanza della ricerca scientifica.” Cerchiamo di ricordarlo anche noi.

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