INGV e BGS incontrano il Principe Carlo d’Inghilterra

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Un sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Lauro Chiaraluce, e una sismologa del British Geological Survey (BGS), Margarita Segou, hanno accolto il Principe Carlo d’Inghilterra in visita nei luoghi colpiti dal terremoto della scorsa estate. Arrivato in elicottero ad Amatrice, il Reale ha prima salutato le autorità locali poi, accompagnato dal capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, ha visitato la zona rossa tragicamente devastata dal sisma del 24 agosto, dove ha deposto un mazzo di fiori al memoriale delle vittime del terremoto, nel quale hanno perso la vita anche tre cittadini di nazionalità britannica. Dopo di ché il Principe Carlo – spiega Francesca Pezzella nella newsletter INGV – si è intrattenuto con rappresentanti di varie associazioni umanitarie e di soccorritori, impegnate a vario titolo nella gestione dell’emergenza prima e nella ricostruzione poi. In quell’occasione il Principe Carlo è stato aggiornato dai due sismologi riguardo l’andamento della sequenza sismica tutt’ora in corso, mostrandosi particolarmente interessato alle principali caratteristiche dei forti terremoti avvenuti nei mesi passati e ai primi risultati scientifici frutto della collaborazione tra i due istituti di ricerca.

 “Questo incontro è frutto della collaborazione scientifica tra i due istituti di ricerca”, spiega Lauro Chiaraluce. “Alcuni giorni dopo l’inizio della sequenza sismica alcuni colleghi del BGS ci hanno contattato, manifestando l’interesse a contribuire agli studi futuri sul recente terremoto, mediante l’installazione di una serie di stazioni sismiche in area epicentrale”. Il BGS, quindi, in collaborazione con l’Università di Edimburgo, ha installato 25 stazioni sismiche a complemento della rete INGV.

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“A oggi abbiamo in area epicentrale una rete sismica con più di 60 stazioni temporanee in aggiunta a quelle permanenti della Rete Sismica Nazionale (RSN)”, prosegue Chiaraluce.

“Riducendo l’inter-distanza tra stazioni, infatti, aumenta sia la capacità di rilevazione dei piccoli terremoti, sia la risoluzione dei dati raccolti. La principale differenza tra le stazioni INGV e BGS, al di là delle strumentazioni e modalità di acquisizione, è che le nostre stazioni trasmettono dati in tempo reale, che vengono acquisiti e integrati ai dati dell’analisi real-time della RSN che viene fatta nella sala sismica gestita a Roma dal Centro Nazionale Terremoti. Le stazioni del BGS, invece, sono stand alone, ovvero acquisiscono i dati in locale e necessitano, di conseguenza, campagne successive per lo scarico dei dati”.

Lo studio The 2016 Central Italy Seismic Sequence: A First Look at the Mainshocks, Aftershocks, and Source Models, firmato INGV, è stato recentemente pubblicato sulla rivista americana Seismological Research Letters.

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“In questa ricerca”, aggiunge il sismologo dell’INGV, “mostriamo i primi risultati delle analisi della sismicità avvenuta in area epicentrale nei primi tre mesi dalla sequenza sismica. Attraverso la distribuzione dei terremoti nello spazio e nel tempo e la modellazione delle forme d’onda dei terremoti principali, riscostruiamo il sistema di faglie che si è attivato insieme alla distribuzione dello scorrimento avvenuto sui principali piani di faglia. Nel lavoro citiamo la collaborazione con il BGS, specificando però che non vengono ancora usati i dati delle loro stazioni perché come detto, sono stazioni stand alone, quindi i dati non sono ricevuti in tempo reale”. Il dataset congiunto, in via di costruzione, verrà poi utilizzato per una serie di nuovi lavori oggetto di un Memorandum Understanding tra INGV, BGS e Università di Edimburgo. Da questa collaborazione scientifica è anche nato un progetto scientifico (dal titolo: Rapid Assessment of Earthquake Hazard), ora in fase di revisione da parte del Natural Environment Research Council Inglese (NERC) e dal National Science Foundation Americano. “Questo progetto, obbligatoriamente a guida anglo-americana in ragione della natura delle agenzia finanziatrici e che vede anche la collaborazione con l’Università di Stanford, Columbia e lo United States Geological Survey, prevede l’uso di questi dati ad altissima risoluzione che stiamo acquisendo durante la sequenza di Amatrice – Norcia, con lo scopo di investigare a posteriori, come il miglioramento delle informazioni scientifiche relative alla sequenza sismica in corso, influenza i nostri calcoli relativi alla probabilità di occorrenza dei terremoti e la nostra capacità di comprendere l’evoluzione della sismicità”, conclude Chiaraluce.

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