Blue Whale, la psicologa: “Attenzione all’effetto contagio”

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“È bene parlarne, perché essere consapevoli di un pericolo aiuta a evitarlo, ma un’informazione sbagliata rischia di provocare, paradossalmente, un effetto contagio”. Maura Manca, psicologa, psicoterapeuta, presidente dell’Osservatorio nazionale adolescenza, spiega all’AGI che “Blue Whale” “non è una novità, sono mesi che i ragazzi ne parlano, è solo diventato virale dopo il servizio delle Iene. In pratica, quello che prima era noto soprattutto ai frequentatori abituali dei gruppi chiusi, dei tanti giochi per lo più a sfondo macabro od horror che pullulano in rete, da un giorno all’altro è diventato di pubblico dominio.

E l’impatto, credetemi, sui ragazzi, soprattutto sui più giovani, è stato fortissimo: ne sono letteralmente terrorizzati, usano con più cautela i social, chiedono che rischi corrono, vogliono soprattutto sapere se una cosa del genere può capitare anche a loro. E questo perché è passato un messaggio profondamente sbagliato: quello secondo cui qualsiasi adolescente può essere adescato, manipolato e addirittura pilotato fino al suicidio. Il che naturalmente non è vero. Dobbiamo smettere di credere alla favola del lupo cattivo vestito da Cappuccetto Rosso di cui tutti possono rimanere vittime”. Per i giovanissimi esponenti di quella che Manca ha definito “la generazione hashtag” non c’è solo l’insidia di Blue Whale: i gruppi web che incitano all’autolesionismo o al suicidio, che spiegano come farsi male, come procurarsi dei tagli o come sfidare la morte sono tanti “ma per restarvi intrappolati ci deve essere una predisposizione a questo tipo di contenuti, non bastano la tipica curiosità  adolescenziale o il gusto della sfida”.

“Tra bullo e vittima – sottolinea Manca – si crea spesso un rapporto quasi esclusivo, ‘quel’ bullo cerca ‘quella’ vittima; un meccanismo dello stesso tipo lega chi adesca e chi viene adescato, perché il primo legge le vulnerabilità del secondo e gli offre esattamente ciò che cerca. Allora sì che può crearsi una dipendenza, che nei casi piu’ gravi puo’ portare anche a conseguenze estreme”.

La psicoterapeuta non nasconde il suo scetticismo su Blue Whale: “La Polizia postale sta indagando, conferma che ci sono dei casi da approfondire, ma è difficile per ora dimostrare se e quanti davvero vi hanno partecipato. L’impressione e’ che si sia entrati nel loop ‘prima l’uovo o la gallina’: prima tutto era soffuso da un alone di mistero e il gioco era selezionato, ad ‘inviti’, ora Blue Whale è sulla bocca di tutti e c’è chi la va a cercare, chi si sforza di trovare il modo di entrare, moltiplicando i rischi di cadere davvero nelle mani del manipolatore di turno“.

Da addetta ai lavori, Manca parla però di “allarme eccessivo”, ed è colpita anche da un’altra anomalia, dal fatto che dei genitori possano eventualmente non accorgersi che il loro figlio e’ caduto in qualcosa di più grande di lui: “L‘adolescenza è un periodo difficile, è vero, certi segnali di disagio possono essere mal interpretati, ma come si può ignorare che un ragazzo si fa dei tagli sulle braccia, esce di notte o si alza per vedere dei film horror, fa discorsi strani o disegna balene azzurre? E tutto questo non occasionalmente, ma per 50 giorni di fila? Il vero problema è che tanti genitori non conoscono davvero i loro figli, non sanno davvero ‘chi’ sono nella vita reale e tantomeno nella rete. Uno spazio ancora piu’ grande che crea un gap ancora più profondo”.

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