Cyberbullismo, studio: chirurgia estetica e “dieta dell’alcol”, gli effetti delle offese

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Il 34% delle vittime di cyberbullismo ricorrerebbe alla chirurgia sia estetica che plastica per migliorare il proprio corpo; il 10% dei giovani è affetto da drunkoressia, un mix micidiale tra bevute alcoliche e anoressia. Sono tra i devastanti effetti delle persecuzioni dei bulli che finiscono spesso per provocare reazioni incontrollate da parte di chi soffre a causa loro. Problemi legati all’alimentazione, ‘dieta dell’alcol‘, partecipazione a challenge pericolose: uno studio dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza ha preso in esame il fenomeno partendo da un dato: il 22% degli adolescenti dai 14 ai 19 anni ammette di aver preso in giro un compagno o un amico solo perché in sovrappeso. Se il 26% delle vittime di bullismo pensa a un intervento estetico per migliorare la forma fisica, la percentuale sale (+34%) nei casi delle prevaricazioni sul web. Mentre il 13% delle vittime di bullismo ha già effettuato trattamenti estetici per sembrare più bello esteticamente, rispetto al 19% delle vittime di cyberbullismo. “Essere vittime di prevaricazioni, offese e minacce da parte di un coetaneo per il proprio peso e la propria estetica, influenza negativamente il benessere fisico e psicologico dei ragazzi, determinando in particolare una minore autostima, scarsa considerazione di se stessi, maggiore vulnerabilità e sensibilità ai commenti, giudizi e critiche, uno stato ansioso, paura del confronto con gli altri e inibizione da un punto di vista relazione, aumentando così il desiderio di ricorrere alla chirurgia estetica, magari per eliminare o modificare proprio quelle caratteristiche fisiche che li rendono oggetto di derisioni o prese in giro“, spiega la psicoterapeuta Maura Manca, presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, che è entrato a far parte del Safer Internet Centre del Miur e del tavolo tecnico del cyberbullismo. Corpi magri e perfetti in tv e su internet, sui cartelloni pubblicitari, nei pregiudizi degli amici; la rincorsa dei modelli lanciati da blogger e youtuber di riferimento: in questo contesto si confrontano i giovani per cui pare quasi ovvio che il 64% tra i 14 e i 19 anni dichiara di sentirsi “più sicuro” quando è più magro e quando riesce a raggiungere il peso ideale. “Il peso e l’immagine corporea condizionano profondamente l’autostima e l’umore dei ragazzi che vivono in funzione dell’accettazione del gruppo. E’ un problema che riguarda maggiormente il genere femminile in quanto il 76% sono ragazze“, sottolinea Maura Manca. “Ci muoviamo all’interno di una cultura incentrata sul cibo sano, sull’estetica, sull’apparenza, dove viene sempre meno l’aspetto emotivo e di personalità e, l’adolescente che non è alla moda, è considerato uno sfigato e viene isolato dalla massa e, spesso e volentieri, bullizzato o preso di mira su chat e social network“, aggiunge Manca. Oltre 6 adolescenti su 10 sostengono anche che la donna più magra è più accettata e riconosciuta da un punto di vista sociale, tant’è che la taglia ideale per il 63% del campione (8.000 ragazzi dagli 11 ai 18 anni), si aggira tra la 38 e la 40. Questo porta indubbiamente alla ricerca di corpi perfetti e statuari anche seguendo i modelli di riferimento e la macchina dei like e follower. Infatti, il 15% ha seguito una dieta per piacersi di più nei selfie, di cui il 75,5% sono femmine. Questo atteggiamento rischia anche di indurli ad una esposizione social che, se non corrisponde al loro immaginario di approvazione e riconoscimento, può avere delle profonde ripercussioni sul loro umore. Si arriva persino a partecipare a challenge ‘Thin Inspiration’ (ispirazione al magro) come per esempio la Ribcage Bragging Challenge, la nuova moda di fotografare le costole sporgenti. Il 42% degli adolescenti inoltre dichiara di aver seguito una dieta almeno una volta nella vita e l’aspetto grave è che il 35% segue una dieta ‘fai da te’ e circa 1 su 10 si affida a quelle trovate in rete o ai consigli delle app. Cinque su 100 prendono anche farmaci e altre sostanze chimiche per perdere peso. C’è poi l’effetto drunkoressia, da drunk (ubriaco) e anorexia (anoressia). Un problema grave che abbraccia abuso di alcol e disturbi della condotta alimentare assai frequente in adolescenza. “La pressione social e sociale, l’apparire, la ricerca di omologazione e del magro, sono tutti fattori che influenzano il comportamento dei ragazzi e li inducono spesso e volentieri a non mangiare, a indursi il vomito o ad assumere lassativi e diuretici, pur di compensare le quantità di calorie assunte durante le grandi ‘abbuffate alcoliche’ (binge drinking) per non aumentare il peso corporeo – spiega la presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza -. Lo scopo è quello di ubriacarsi velocemente, senza preoccuparsi delle calorie o dell’aumento di peso e senza rinunciare allo ‘sballo’ dato dall’alcol, rischiando di procurarsi anche un’intossicazione acuta da alcol“. Circa 1 adolescente su 10 mette in atto questi comportamenti di restrizione del cibo e di abuso di alcol di cui il 64% sono femmine. Non va sottovalutato nemmeno l’alimentazione incontrollata tra i giovani. Il 32% degli adolescenti ha ridotto drasticamente il cibo con l’esplicito intento di dimagrire. Il 50% dichiara di aver avuto episodi in cui si è abbuffato intenzionalmente di cibo fino a stare male e il 32% ha provato disgusto verso se stesso, depressione e senso di colpa dopo essersi abbuffato. “Se crescono con una identità condivisa, un concetto di privacy inesistente, uno smartphone in mano che deve riprendere e condividere tutto ciò che fanno, senza regole, senza valori, senza autorevolezza genitoriale e scolastica, ecco che crescono nel terreno fertile per far attecchire le più svariate forme di cyberbullismo“, riflette Maura Manca a giudizio della quale ai figli “serve soprattutto fornirgli il buon esempio e fare un lavoro sistematico in sinergia con la scuola“. Fin da piccoli, quindi, “vanno educati all’affettività e all’empatia, devono imparare a mettersi nei panni dell’altro che sia bambino, adulto o animale, a capire che ciò che fanno ha delle conseguenze sempre e o comunque. Si deve insegnare loro la responsabilità in questo senso, altrimenti avranno un deficit del senso morale che si ripercuoterà anche nelle relazioni sociali e social“. La maggior parte dei cyberbulli, definisce la psicoterapeuta, “sono adolescenti ‘normali’, sono quei ragazzi che non hanno segni di devianza particolarmente evidente, che si comportano così in modo automatico, che scelgono le vittime in modo istintivo, a volte anche in base alla situazione e al momento. Per questo è così diffuso il cyberbullismo, perché avviene nella quotidianità delle loro azioni, perché non si rendono conto che stanno violando l’altro, perché non conoscono il limite tra gioco, scherzo e prevaricazione, perché non crescono più a diretto contatto con l’altro e agiscono nascosti dietro uno schermo, dove è più facile fare e dire determinate cose perché non si ha la diretta percezione delle conseguenze delle proprie azioni e di ciò che possono causare“.

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