In Italia è SOS acqua. La siccità e il caldo record che stanno colpendo il Paese sono i sintomi di un clima che sta cambiando e il bollettino che si registra lungo tutta la Penisola è davvero preoccupante: tre regioni in codice rosso (Sardegna, Emilia Romagna e Toscana hanno dichiarato lo stato di emergenza per siccità), massima allerta in tutte le altre regioni e poi fiumi e laghi quasi a secco con il Piave e il Lago di Bracciano in forte sofferenza. L’agricoltura, uno dei settori chiave della Penisola, è in ginocchio e intanto sale l’allerta per il rischio incendi, spesso causati anche per mano dolosa. Nel 2016 su 47.926 ettari di superfici andate in fumo ben 27.728 ettari di territorio sono bruciati a causa di roghi dolosi: circa il 60%. Al problema dei cambiamenti climatici e dell’emergenza siccità, si aggiunge quello del sistema idrico, tra gli elevati consumi in particolare del settore agricolo, una rete di captazione, adduzione e distribuzione che fa letteralmente acqua da tutte le parti, la mancata messa in pratica del riutilizzo delle acque reflue depurate. In Emilia Romagna solo nel mese di maggio si sono registrate massime di temperatura con oltre 30 °C, con picchi oltre i 33 °C, rispetto ai 25 attesi. I territori più colpiti sono quelli tra Parma, Piacenza e le prime colline bolognesi. I grandi invasi dell’area ovest della regione, ossia le dighe piacentine di Molato e Mignano, sono ai minimi storici di capacità d’invaso. In Veneto tra fine 2016 e inizio 2017 le precipitazioni sono in calo del 97% rispetto alla media, mai così basse in 20 anni soprattutto in montagna e le conseguenze si vedono anche su corsi d’acqua piccoli e grandi. Il risultato è una crisi idrica dalla Lombardia all’Emilia fino in Veneto dove è stato dichiarato lo stato di crisi idrica su tutto il territorio regionale e l’Alto Adige ha deciso di svuotare parzialmente i bacini di raccolta delle dighe idroelettriche per aumentare la portata dell’Adige. Le situazioni di siccità sono destinate ad aumentare anche a causa della progressiva riduzione della massa glaciale alpina. Tra i fiumi quasi a secco c’è il Piave. Il fiume simbolo del Veneto, sempre più spesso ridotto a un ruscelletto, è tra i fiumi più sfruttati e artificializzati d’Europa. Nell’area montana, appena il 5% degli affluenti è ancora allo stato naturale, il rimanente 95% è già utilizzato a fini idroelettrici. A causa dei prelievi eccessivi e della carenza idrica, il fiume è regolarmente soggetto a magre e secche sempre più accentuate, oltre che nel periodo estivo (quando la richiesta per l’utilizzo in agricoltura è maggiore), anche per lunghe fasi nelle stagioni primaverile e autunnale. Tra i laghi in sofferenza, è Sos per il lago di Bracciano, la riserva idrica di acqua potabile per Roma e alcuni comuni limitrofi. Le scarse piogge hanno determinato un abbassamento dei livelli del lago più spinto rispetto alle oscillazioni già osservate in passato. A causa delle poche precipitazioni, inoltre, i due grandi acquedotti che portano acqua a Roma, il Peschiera da Rieti e l’Acquamarcia dai Simbruini, sono sotto la soglia di portata per servire la Capitale. Per questo motivo Acea da dicembre 2016 capta fino a 2500 litri al secondo proprio dal Lago di Bracciano per garantire acque nelle case dei romani. A dispetto di questo, si è ancora fermi con la rigenerazione degli impianti: i dati del rapporto di Legambiente “Ecosistema Urbano 2016” parlando di una dispersione idrica degli acquedotti della provincia di Roma del 44%. A fronte di questa situazione, Legambiente ribadisce l’urgenza di avviare i piani nazionali di adattamento al clima e di incentivare una corretta e sostenibile gestione della risorsa idrica, che da una parte riduca la domanda e i consumi e dall’altra incrementi l’efficienza degli usi, per evitare, anche in risposta ai mutamenti climatici in atto, fenomeni di crisi per il paese. A questo riguardo l’associazione ambientalista sintetizza in un vademecum quelli che a suo avviso sono gli interventi prioritari da adottare per evitare sprechi e dispersione idrica, a partire dalla riconversione dei sistemi di irrigazione dei terreni, dall’ammodernamento degli acquedotti, incentivando il riutilizzo delle acque reflue, prevedendo più controlli e un sistema di premialità e sanzioni senza dimenticare che la sfida del risparmio idrico passa anche per i regolamenti edilizi.