“Biodiversità in azione sugli Appennini”: partito il primo cammino, 4 giorni a piedi sul Gran Sasso e sulla Majella

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Dopo lo svolgimento del BioBlitz di ieri sul Gran Sasso, a mosso oggi i primi concreti passi l’iniziativa “Biodiversità in azione sull’Appennino” che, promossa dai Carabinieri Forestali, dall’Università del Molise e dagli Enti dei Parchi nazionali del Gran Sasso e della Majella, con la partecipazione della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Pescara, sta percorrendo i monti dell’Abruzzo, unendo due stazioni di alta quota della Rete mondiale di ricerca ecologica a lungo termine LTER, gestite dai Carabinieri Forestali e dall’Università del Molise.

I camminatori hanno percorso i primi 5 km attraverso la Stazione di Ricerca Ecologica a Lungo Termine del Gran Sasso, sul versante meridionale del Monte Portella.

L’escursione è stata assistita dagli Accompagnatori di Media Montagna della scuola di escursionismo ITINERA, in particolare si ringrazia la Dott.ssa Ornella Marotta.

Il Cammino raggiungerà venerdì 22 la Majella, dove è presente un’altra Stazione di ricerca LTER (Long-Term Ecological Research).

Alla partenza, l’iniziativa è stata illustrata dal Tenente Colonnello dei Carabinieri Forestali Bruno Petriccione, responsabile della stazione di ricerca LTER del Gran Sasso. I camminatori, una quindicina, provengono da L’Aquila, Sant’Eufemia a Maiella e Roma. Durante il percorso, l’ecologo Bruno Petriccione, insieme all’entomologo Agostino Letardi (dell’ENEA di Roma), ha illustrato ai partecipanti le caratteristiche biotiche e abiotiche che fanno del Gran Sasso un gioiello naturalistico dei nostri Appennini Abruzzesi. Presenti anche numerosi gli entusiasti membri della sezione aquilana di Italia Nostra.

Giunti alla Stazione LTER, i camminatori hanno partecipato ai rilievi sulla vegetazione e il microclima della Stazione LTER, posta in un ambiente molto severo, con temperature estreme sotto lo zero per oltre otto mesi l’anno ed innevamento prolungato fino a sei mesi all’anno.

I dati rilevati oggi confermano la preoccupante tendenza, in corso da ormai vent’anni, all’adattamento all’aridità delle comunità vegetali d’alta quota, nelle quali è in corso un processo di graduale degenerazione, con forte diminuzione delle rare specie adattate ai climi più freddi e l’invasione di quelle più termofile: per il terzo anno consecutivo si è rilevata la presenza di specie provenienti da quote inferiori, come l’orchidacea Gymnadenia conopsea, mai osservata nelle aree di campionamento negli anni precedenti.: si tratta verosimilmente degli effetti del generale cambiamento climatico osservato in tutta l’Italia Centro-Meridionale negli ultimi 50-60 anni che, in alta montagna, si esprime soprattutto attraverso la forte riduzione della durata del manto nevoso.

Tutte le informazioni sono disponibili sul sito web http://www.lteritalia.it/cammini2017

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