Greenpeace: con Tesco sono 80 i marchi internazionali impegnati nella campagna detox

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Tesco, azienda britannica tra i leader mondiali della grande distribuzione, annuncia oggi che inizierà immediatamente il percorso di eliminazione delle sostanze chimiche pericolose dalle filiere produttive del proprio marchio di abbigliamento F&F, impegnandosi inoltre a rendere pubblica anche la lista completa dei propri fornitori. Diventano così 80 i marchi internazionali – tra i quali più di 50 realtà tessili italiane – che hanno aderito alla campagna Detox di Greenpeace e che rappresentano il 15 per cento della produzione tessile globale in termini di fatturato.

“Le aziende aderenti a Detox hanno cambiato completamente approccio, affrontando seriamente il problema dell’inquinamento e gestendo in modo trasparente il percorso che porterà alla completa eliminazione di tutte le sostanze chimiche pericolose entro il 2020” dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. “Detox è ormai lo standard di riferimento a livello internazionale per l’intero settore”.

L’impegno di Tesco, che segue quello di marchi della grande distribuzione come Penny e Lidl, prevede, oltre all’eliminazione delle sostanze chimiche pericolose, anche azioni volte a rallentare e chiudere il ciclo di vita dei capi di abbigliamento, a partire da un miglioramento del design al fine di garantirne una maggiore durata nel tempo, riutilizzo e riciclabilità. “La crescita dei consumi di abiti sta già generando montagne di rifiuti tessili, gran parte dei quali finiscono nelle discariche o negli inceneritori a fine vita. È necessario che anche i marchi adottino soluzioni per allungare e chiudere il ciclo di vita dei capi di abbigliamento e l’impegno di Tesco va nella direzione giusta” conclude Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

L’industria tessile è tra i settori produttivi più inquinanti al mondo e, anche a causa del massiccio utilizzo di fibre sintetiche derivanti dal petrolio come il poliestere, il riciclo dei capi di abbigliamento a fine vita è estremamente difficile come dimostrano i dati recenti diffusi da Greenpeace nel rapporto “Timeout for Fast Fashion”. A ciò si aggiunge la crescita significativa dei consumi di abiti e accessori che stanno aggravando ulteriormente l’impatto ambientale dell’industria tessile sul nostro Pianeta.

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