L’emergenza idrica nel Lazio ha radice antiche, le condotte sono vecchie e usurate risalenti a 30-50 anni fa: il dato viene dalla stessa Acea, secondo la quale a causa di rotture o di allacci abusivi perde la rete perde il 40% dell’acqua. Secondo Utilitalia – la federazione che riunisce i gestori dei servizi pubblici italiani e che, tra le altre cose, ogni anno stila la situazione della rete idrica del Paese – a Roma l’acqua pubblica è tra le più economiche d’Europa costa 1,65 euro per mille litri, circa 34 euro all’anno per abitante ma ne servirebbero 80 per avere una rete più efficiente e meno dispersiva. Secondo i dati presi in considerazione da Blue Book 2017, studio promosso da Utilitalia, il 60% delle infrastrutture è stato messo in posa oltre 30 anni fa (percentuale che cresce al 70% nei grandi centri urbani); il 25% di queste supera i 50 anni (il 40% nei grandi centri urbani). Le conseguenze, in termini di efficienza, non sono da sottovalutare: la fatiscenza degli acquedotti causa, al Centro e al Sud, una perdita nella rete rispettivamente di 46% e 45%, a fronte di un 26% al Nord. Per risolvere la situazione, secondo il Blue Book, l’unica soluzione sarebbe una politica tariffaria ‘full cost recovery’: alzare il prezzo dell’acqua per i cittadini e adeguarlo a quello medio europeo. Nei confronti internazionali, lo stesso metro cubo di acqua che a Berlino costa 6,03 dollari, ad Oslo 5,06 dollari, a Parigi 3,91 e a Londra 3,66 dollari, a Roma si paga soltanto 1 dollaro e 35 centesimi. Nel livello tariffario idrico l’Italia è seconda soltanto ad Atene e a Mosca.