Siccità: in Campania riserve con problemi di utilizzo

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In Campania esistono riserve d’acqua ma con problemi di utilizzazione “che non possono essere piu’ rimandati. Occorre ripartire da li’ e realizzare altri impianti se necessario, magari piu’ piccoli, come una sorta di smart grid idriche”. Lo dice Gennarino Masiello, vice presidente nazionale e presidente regionale di Coldiretti. Se in Italia si riesce a trattenere solo l’11% dell’acqua piovana “al Sud e in Campania la situazione e’ ancora peggiore.

La Regione Campania ha deliberato la richiesta di stato di calamita’ ma occorre guardare subito al futuro”. Secondo Coldiretti “occorrono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini aziendali e utilizzando anche le ex cave e le casse di espansione dei fiumi per raccogliere l’acqua piovana. Gli agricoltori sono gia’ impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, come ad esempio il grano varieta’ “aureo”.

L’acqua e’ essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali e’ a rischio la sopravvivenza del territorio e la competitivita’ dell’intero settore alimentare”. “In Campania – precisa Coldiretti – esistono quattro invasi principali e altri minori. C’e’ l’invaso di Campolattaro sul torrente Tammaro, affluente del Calore, in provincia di Benevento, che ha una capacita’ utile di oltre 100 milioni di metri cubi, ma non ha derivazioni per l’utilizzo dell’acqua. C’e’ poi l’invaso San Pietro sul torrente Osento, affluente in sinistra dell’Ofanto, in provincia di Avellino, della capacita’ utile di circa 14 milioni di metri cubi, gestito dal Consorzio della Capitanata con sede a Foggia e utilizzato per l’irrigazione di terreni pugliesi.

Ancora l’invaso di Conza sul fiume Ofanto, in provincia di Avellino, con una capacita’ utile di oltre 60 milioni di metri cubi, le cui acque sono destinate all’acquedotto dell’Ofanto. Poi l’invaso di Piano della Rocca sul fiume Alento con capacita’ utile di circa 30 milioni di metri cubi destinato ad usi plurimi nel comprensorio del Consorzio di Bonifica Velia. Infine ci sono poi altri invasi minori, ma situati ad altitudini tali da poter servire piccole porzioni di territorio”.

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