Estate da record, sì, ma in negativo. Una stagione caratterizzata da fenomeni estremi: maltempo, incendi e siccità. La carenza idrica quest’anno sta registrando un’escalation senza precedenti: è emergenza in tutta Italia, il lago di Bracciano si sta avviando verso un punto di non ritorno, mentre 10 Regioni sono sul punto di dichiarare lo stato di calamità naturale. Agricoltura e allevamenti sono allo stremo e l’acqua inizia a dover essere razionata in diverse parti, persino nella Capitale. Un’emergenza di grandissima portata. Vediamo la Situazione Regione per Regione.
Lombardia
Emergenza siccità ancora in corso: per oggi erano previsti temporali, ma al momento si è trattato solo di lievi e sporadiche precipitazioni. I dati evidenziano un netto deficit idrologico soprattutto per l’area prealpina ed alpina, che conta su una riserva pari a 1.086 milioni di metri cubi d’acqua, fornita dal manto nevoso e dai laghi. Il totale della riserva, invasata nei grandi laghi, resta inferiore sia alla media del periodo (-45,7%), sia ai quantitativi dell’anno più critico in tempi recenti, il 2007.
In particolare sulle montagne si stima una quantità di neve, secondo gli ultimi dati di Legambiente, pari a 550 milioni di metri cubi quando in questo periodo la media e’ di 950 milioni. Situazione analoga negli invasi indroelettrici: su una capacità di oltre 500 milioni di metri cubi, le dighe montane ne trattengono al momento 70 milioni. Tutti i grandi laghi si trovano in deficit idrico: il lago di Garda è al 34% di riempimento del volume: entrano 28 metri cubi d’acqua al secondo contro gli oltre 65 di media e anche i laghi di Como e d’Iseo sono largamente al di sotto delle medie stagionali.
Il contributo della neve risulta inferiore del 62% rispetto alla media annua di riferimento e del 30% rispetto a quanto registrato nell’anno critico 2007. Per quanto riguarda gli invasi artificiali, si registra una diminuzione del 31%, sulla media stagionale, nel volume d’acqua presente nei serbatoi del bacino dell’Oglio mentre, per gli invasi artificiali afferenti al bacino del fiume Adda, la diminuzione è del 5%. Problemi soprattutto per le colture agricole, a partire dal mais in sviluppo in questo periodo.
Marche
Nonostante fino ad un mese fa sembrava essere fra le poche regioni italiane molto distanti dal tema siccità, adesso anche lei inizia a subire i pesanti effetti del caldo. Lo sostengono molti operatori del settore che monitorano costantemente la situazione nelle varie aree interne, montane e collinari e quelle più vicine alla costa adriatica.
Fino a qualche settimana fa l’aumento delle temperature e le piogge avevano evitato un impatto significativo delle ondate di calore che si sono prodotte in particolare nelle ultime tre settimane. Tuttavia adesso per le produzioni agricole regionali iniziano le prime vere criticità. Colpito soprattutto il comparto ortofrutticolo, mentre per il resto il quadro al momento resta nella norma. Per il grano, si e’ anticipata la raccolta, in considerazione della pioggia caduta nei periodi precedenti, anche se in maniera irregolare. Pericolo siccita’ anche per Urbinate e Pesarese, dove fino ad ora le previsioni le descrivevano quasi ‘isole’ felici. Sono invece tali le aree di montagna e gli invasi, al momento non soggetti a particolari restrizioni.
Abruzzo
Anche l’Abruzzo non è esente da questa emergenza. Forti criticità si registrano nel Teramano, in particolare lungo la costa, con situazioni a macchia di leopardo. Diversi sindaci, non solo del Teramano hanno predisposto ordinanze di divieto di uso dell’acqua potabile per consumi che non siano strettamente potabili. Secondo la Coldiretti, che stima danni per 100 milioni di euro, la produzione ortofrutticola è a rischio soprattutto nella Marsica.
La necessita’ di acqua risulta molto forte perché incide sulla quantità prodotta di insalate, spinaci, radicchio, indivia, finocchi, le prime carote seminate a febbraio. “E’ necessario passare dalle gestione dell’emergenza ad una cultura della prevenzione – dice Coldiretti Abruzzo – Il caldo eccezionale, unito agli ultimi nubifragi sulla zona costiera – prosegue l’associazione – sta mettendo a dura prova la resistenza delle coltivazioni mentre si fa sempre piu’ difficile ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare gli ortaggi ma anche il fieno per l’alimentazione degli animali“.
Intanto pochi giorni è stata diffusa fa la notizia che 50 milioni di euro sono stati finanziati attraverso il Masterplan per costruire la nuova rete irrigua del Fucino e contrastare cosi’ la Siccita’, anche se non nell’immediato. Il progetto è stato presentato dal presidente della Regione Luciano D’Alfonso, ai sindaci del centri del Fucino portatori di interesse (associazioni di agricoltori), rappresentanti del Consorzio acquedottistico marsicano, Arap del Consorzio di Bonifica Ovest-Bacino Liri-Garigliano. La rete intubata (circa 150 km) servira’ a trasportare acqua su un’area che ha una estensione complessiva di 12 mila ettari.
“A settembre – ha detto D’Alfonso – il progetto sara’ cantierabile e idoneo per avanzare le richieste di autorizzazione e pareri agli enti competenti al fine di percorrere velocemente il tragitto amministrativo e giungere, il prima possibile, all’appalto definitivo dell’opera. Sono pronto – ha detto infine il presidente – ad individuare altre risorse aggiuntive, pari a 20 milioni di euro, per ampliare il quadro economico dell’investimento.”
Molise
Il Molise passa all’allarme ‘giallo’ per la siccità. I bassi livelli raggiunti negli invasi, da cui si riforniscono anche Campania e Puglia, potrebbero portare anche a provvedimenti straordinari di razionamento per le irrigazioni e anche per le ergazioni ai comuni costieri serviti dall’invaso del Liscione. Questo perché le dighe stanno raggiungendo il livello di guardia e, come accaduto per il lago di Bracciano, il prelievo potrebbe essere drasticamente ridotto per salvaguardare l’ossigenazione dell’ecosistema.
Il caldo e l’assenza di piogge sta creando problemi anche alla ventesima regione, notoriamente ricca di risorse idriche. I maggiori danni, al momento, li subisce il settore agricolo con il 40 per cento di latte prodotto dagli allevamenti e oltre 150 ettari di coltivazioni orticole distrutte dal calore degli incendi divampati nelle aree circostanti. Frutteti e uliveti patiscono i terreni arsi dal calore e il calo produttivo e’ scontato. A preoccupare sono i livelli delle riserve. Negli invasi si registrano cali di disponibilita’ del 40 per cento rispetto alla media.
“Ad oggi – dice il direttore della Coldidetti, Saverio Viola – abbiamo un livello pari a quello di Settembre 2016, cioe’ a fine stagione, mentre siamo neanche a meta’ stagione. Solo questo dato chiarisce che la situazione e’ preoccupante” L’azienda regionale Molise Acque, che gestisce la distribuzione delle grandi reti, ha invitato i comuni a vigilare sugli usi impropri dell’acqua e ad evitare sprechi, anche se, al momento non sono stati presi provvedimenti di razionamenti o interruzione di flussi idrici. “Abbiamo una situazione non ordinaria – afferma all’Agi il commissario straordinario di Molise Acque, Massimo Pillarella – ma non siamo ancora al razionamento. Il punto lo faremo tra una decina di giorni, in vista del picco dei consumi estivi”.
Puglia
Anche la Puglia è allo stremo, in particolare in Capitanata dove, secondo i dati delle organizzazioni agricole, dagli invasi del territorio mancherebbero 51 milioni di metri cubi e le riserve idriche sarebbero sufficienti solo per poco se non dovesse piovere nelle prossime settimane.
Un’emergenza che, in provincia di Foggia, interesserebbe prima il settore agricolo – soprattutto gli ortaggi e i pomodori – e poi anche quello dell’acqua potabile. Secondo i dati di Coldiretti, nei quattro invasi della Capitanata Occhito, Capacciotti, Capaccio e Osento ci sarebbero 51 milioni di metri cubi di acqua in meno rispetto allo stesso periodo fatto registrare lo scorso anno.
Una Siccità che sta creando gravissimi problemi all’agricoltura di tutto il territorio. A rischio soprattutto l’annata agraria di ortaggi e frutta. Ma anche il pomodoro potrebbe essere stato compromesso dalla Siccità di queste ultime settimane. La superficie agricola foggiana è di circa 400mila ettari di cui sono 150mila sono raggiunti dai sistemi idrici.
Inoltre secondo la Rete Consumatori di Cittadinanzattiva Puglia, oltre che dalla Siccita’, la Capitanata e’ penalizzata anche da una non corretta distribuzione di acqua da parte del Consorzio di Bonifica. Diversi i corsi d’acqua del territorio a secco. E’ il caso del Cervaro che nasce dalle montagne dell’Irpinia e sfocia nel golfo di Manfredonia, attraversando gran parte della Capitanata. Intanto numerosi agricoltori di Capitanata sperano nelle piogge per evitare ulteriori crisi ad un settore gia’ in crollo. Agricoltori che ormai dicono di essere quasi sul lastrico anche dopo la vicenda del grano duro il cui prezzo basso ha causato anche mercoledi’ scorso l’ennesima protesta davanti alla Camera di Commercio dove ogni settimana si svolge la borsa merci.
Umbria
Anche l’Umbria è a secco, quasi al rischio di una vera e propria catastrofe. All’autunno e all’inverno scarsi di millimetri di pioggia e neve sui rilievi, si sono aggiunti una primavera particolarmente ‘arida’. Secondo alcuni esperti, questa situazione sarà solo la prima di una serie di lunghi periodi analoghi conseguenza dei cambiamenti climatici che accentuano i fenomeni estremi.
Negli ultimi anni in Umbria si è verificato proprio questo: dall’emergenza idrica si è passati ad eventi alluvionali di tipo tropicale e nonostante la voglia di attrezzarsi con piani di monitoraggio e prevenzione e un’attenta programmazione per la tutela delle risorse idriche e la difesa idraulica del territorio, la forza della natura ha spesso la meglio.
A garantire l’approvvigionamento idrico questa Regione può contare sui due invasi di Montedoglio e della diga sul Chiascio. Di sicuro, spiegano alcuni esperti, la gestione della risorsa idrica e la messa in sicurezza del territorio rappresentano una priorità. Come sempre in queste circostanze le associazioni dei coltivatori, i primi ad essere interessati da questa sciagura, hanno lanciato l’ennesimo grido di allarme. Per i prossimi giorni sono infatti attese temperature massime sopra i 30 gradi. A parte i probabili annuvolamenti pomeridiani sui rilievi, il tempo si manterra’ stabile e soleggiato su gran parte del Paese, mostrando, in generale per l’area centrale dell’Italia, un consolidamento ulteriore dell’anticiclone atlantico con caldo e Siccita’ crescente.
Toscana
Coltivazioni a rischio, foraggi per il bestiame che scarseggiano, apicoltura in crisi, pozzi a secco, dighe al limite storico minimo. La scarsità di precipitazioni dei primi mesi dell’anno ha messo in ginocchio l’intera regione: il mondo agricolo toscano parla di vera e propria calamità. Sono stati richiesti “percorsi a sostegno del mondo produttivo analoghi a quello intrapreso per la gelata primaverile, anche per la Siccita’ 2017”. E la Regione li ha ascoltati, dichiarando lo stato di calamità.
Molto provato soprattutto il territorio della Maremma, dove si registra una vera e propria situazione di emergenza. La scarsità di precipitazioni che ha caratterizzato inverno e primavera scorsi, come emerge anche dai dati del consorzio Lamma (il servizi meteorologico regionale) sta provocando danni soprattutto sulla fascia costiera della provincia di Grosseto e rischia di compromettere gravemente l’annata agricola. Altro dramma, quello dell’apicoltura. Le associazioni degli apicoltori spiegano che i primi cinque mesi del 2017 sono stati letali per la produzione di miele in tutta la regione.
La Siccità, le forti escursioni termiche tra giorno e notte, il vento e le gelate di meta’ aprile hanno privato il territorio di fioriture ricche di nettare. In queste condizioni climatiche, gli alveari hanno divorato le scorte di miele del nido, costringendo gli apicoltori a ricorrere a nutrizioni di emergenza, con costi imprevisti ed elevati. Gli apicoltori segnalano che la produzione di miele di acacia 2017 è stata pesantemente ridotta, come pure si prospetta una situazione molto poco rosea per le successive fioriture.
Sardegna
Anche la Sardegna è in allarme siccità a causa delle scarsissime piogge invernali che latitano da febbraio. Le scorte a giugno erano pari a un miliardo 418 milioni di metri cubi d’acqua, ma solo ad aprile ne sono andati perduti 45 milioni tra consumi, perdite ed evaporazioni. I bacini sono al 65%, in media, della capacita’ massima autorizzata. L’autorita’ di bacino ha invitato tutti i sindaci a emanare ordinanze per promuovere l’uso razionale dell’acqua e in acluni centri, come Alghero, sono gia’ scattate le restrizioni con sospensione notturna dell’erogazione dell’acqua.
Presto potrebbero essere estese alle zone di Siniscola e Torpe’ (Nuoro), di Budoni e San Teodoro (Gallura) Siamo in una situazione di Siccita’ “conclamata” con un’anno idrologico, in base ai dati di aprile, tra i piu’ siccitosi di sempre. La zona piu’ colpita e’ la Nurra, nel Nord Ovest dell’isola, con la piovosita’ piu’ bassa mai registrata dal 1922. Coldiretti denuncia la perdita del 40% delle colture. Non ci sono problemi particolari per i sistemi alimentati dai grandi invasi, tranne l’Iglesiente dove, per quanto riguarda le colture irrigue si registra un -40% di risorse, la Nurra con un -30% e la Baronia, nel Nord Est della Sardegna, con un -10%.
Le difficolta’ maggiori si avranno, come segnalato in questi mesi dalle associazioni agricole, per il bestiame e le grandi colture di cereali che si sostengono solo con l’acqua piovana. In particolare l’assenza di piogge sta creando gravi problemi per i pascoli per cui gli allevatori avranno necessita’ di approvvigionarsi di foraggio in vista di un’estate che si annuncia molto difficile.
La vera emergenza riguarda soprattutto la zootecnia. L’assenza di piogge, assieme alle gelate che hanno bruciato l’erba dei pascoli, sta causando non pochi problemi di foraggio agli allevatori che peraltro – assicura la Regione – sono assistiti dalla protezione civile anche con l’utilizzo di autobotti. Nel frattempo la Regione Sardegna ha chiesto lo stato di calamita’ naturale.