Agenzia Europea del Farmaco, per Milano una chance seria: la città punta tutto sulla qualità

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Milano “ha una chance molto seria” per diventare la nuova sede i Ema post Brexit. Certo, sarà “una lotta” ed entreranno in gioco, in questa ultima fase, “logiche politiche”, ma non bisogna dimenticare che la città “si è messa nella migliore disposizione”: prova ne è che “molti figli di grandi imprenditori stranieri studiano qui”, perché evidentemente “hanno pensato a un’Italia per il futuro”.

Così il sovrintendete al Teatro alla Scala di Milano, Alexander Pereira, nella delegazione che ha presentato nei giorni scorsi a Bruxelles la candidatura italiana, sottolinea all’AdnKronos le ragioni per le quali Milano ha tutte le credenziali per poter raggiungere l’obiettivo. Lo spiega proprio nel giorno in cui emergono elementi della valutazione da parte della Commissione europea dei criteri oggettivi delle varie candidature secondo i quali il capoluogo lombardo sarebbe tra le città favorite.

E Pereira parla, del resto, da “straniero” che a Milano si è trasferito tre anni fa, senza conoscere una parola della lingua italiana. “Penso che quella di Milano sia un candidatura molto valida. Io ne sono in qualche modo un esempio: sono venuto tre anni fa dall’estero a Milano e ho trovato una città con una grande qualità della vita, nella disposizione di cercare il meglio e lottare per la qualità. Un Paese che non ha vissuto negli anni recenti il suo periodo più semplice merita questa chance. Sarebbe veramente una cosa molto importante per Milano e per l’Italia“.

Secondo Pereira “l‘Austria non vincerà perché già Francoforte accoglierà l’Eba” e dunque il sovrintendente ritiene che “non ci saranno due candidature nella stessa lingua”. “Amsterdam, invece, mi sembra la più pericolosa perché – fa notare – è la città più vicina a Londra per chi vuole tornare a casa“. Tuttavia, avverte, “quest’ultima non deve essere una buona ragione per decidere”. Anzi, fa notare “quanti figli di grandi imprenditori europei studiano nelle università italiane”. E ciò sta a dimostrare che “se queste persone vogliono investire in Italia, hanno pensato a un’Italia per il futuro, altrimenti non manderebbero i loro figli in questo paese a studiare. Questo è un segno molto importante che la politica deve capire”.

E vivere in Italia non è difficile: “io – racconta Pereira – non ho mai avuto una lezione di italiano nella mia vita. E’ una lingua che si apprende ascoltando. La gente non avrà alcun problema a vivere in una città che ha una grande qualità di vita: la Scala ne è un esempio. Credo che si debba veramente puntare su questi argomenti”. “Alla fine il gioco politico deciderà” conclude il sovrintendente, “sarà una lotta, ma credo che Milano ha una chance molto seria”.

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