Il Tesoro di San Gennaro è una delle collezioni più ricche la mondo, pari al Tesoro della Corona d’Inghiterra e al Tesoro dello Zar di Russia. Parliao di uno scrigno di gioielli di squisita fattura e d’inestimabile valore che costituiscono donazioni offerte al Santo nel corso di circa 7 secoli. Situato nel Museo dedicato al Santo, all’interno del Duomo di Napoli, un polo museale di altissimo valore storico, artistico, culturale e spirituale, dedicato alle opere appartenenti al Tesoro di San Gennaro e alla bellissima Sacrestia, con affreschi di Luca Giordano e dipinti del Domenichino e di Massimo Stanzione. Tramite un itinerario sonoro, con 150 autoguide in italiano, tedesco, inglese, francese e spagnoo, oltre al supporto di hostess, questo Museo, nato nel 2003, accompagna il visitatore alla scoperta del rapporto che lega i partenopei al martire cristiano.
Di particolare bellezza il Mitra d’argento del Santo, risalente al 1713 e realizzato da Matteo Treglia con rubini, smeraldi e brillanti; la Collana di San Gennaro, iniziata nel 1679, formata da 13 maglie in oro massiccio alle quali sono appese cfroci tempestate di zaffiri e smeraldi; il Manto di San Gennaro, coperto di pietre preziose e smalti raffiguranti le insegne araldiche del passato; il calice con coperchio, detto Pisside, in argento dorato, il Calice d’oro, realizzato nel 700 dall’orafo Michele Lofrano, tempestato di rubini, smeraldi e brillanti. Di alto valore artistico e culturale anche le statue lignee, rafifguranti la Vergine Addolorata, l’Hecce Homo e il Cristo Risorto, espressione dei più importanti artisti della Scuola Napoletana del XVIII secolo.
Secondo la leggenda ai napoletani che recitavano l’Ave Maria al cospetto di queste statue, veniva concessa l’indulgenza. Insomma, un inestimabile patrimonio assolutamente da visitare, costituito anche da candelabri, argenti vari,dipinti e documenti che i devoti hanno protetto gelosamente durante i vari saccheggi della città… testimonianza di quanto i napoletani ritengano San Gennaro una presenza confortevole e viva, cui ricorrere non solo nei momenti di bisogno ma anche, semplicemente, quando hanno voglia di parlare un po’.