Carenza di Vitamina D: ecco le possibili conseguenze, il 60% dei bambini è a rischio

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Diversi studi riportano che la percentuale di donne in post-menopausa con mancanza di vitamina D e’ variabile tra il 65 e il 75% mentre, secondo le ultime statistiche, ben 6 bambini su 10 ne sono carenti, chi in forma lieve e chi in maniera piu’ seria. “L‘ipovitaminosi D si manifesta con il rachitismo in eta’ infantile, con dolori ossei nelle fasi di crescita degli adolescenti e con dolori muscolari e fratture da fragilita’ negli anziani”, spiega Sergio Gigliotti, Presidente di ASON, associazione di specialisti ortopedici, fisiatri e reumatologi operanti sul territorio.

Le malattie muscolo-scheletriche croniche dell’anziano quali osteoporosi, artrosi e sarcopenia sono state al centro della VI edizione del Congresso ASON, durante il quale Michael Holick, endocrinologo dell’Universita’ di Boston, ha dedicato un focus specifico alla carenza di vitamina D, ormai epidemica nel mondo occidentale, non solo negli anziani ma spesso anche nei giovani e negli adulti.

“Numerosi studi del professor Holick – illustra Sergio Gigliotti – hanno evidenziato che la carenza di vitamina D e’ associata ad altre malattie quali il diabete di tipo 2, la sclerosi multipla e la demenza senile. Pertanto il mantenimento di un livello ottimale di questa vitamina nel sangue, attraverso l’esposizione solare in orari ben precisi e la costante supplementazione alimentare, e’ un obiettivo terapeutico che lo specialista territoriale deve porsi sempre, indipendentemente dall’eta’ dei pazienti afferenti al suo ambulatorio”. 

In particolare, contro l’osteoporosi nell’anziano, gli specialisti ASON ricordano quelle che devono essere le 5 regole d’oro da seguire: mantenere nel sangue valori normali (superiori a 30 ng/ml) di vit. D (25 OH); assicurarsi un sufficiente apporto alimentare di calcio: 800-1000 mg al giorno; praticare 50 minuti di attivita’ fisica aerobica di moderata intensita’, per 3 volte a settimana; in primavera ed estate, esporsi per un’ora al giorno alla luce del sole, con gambe e braccia scoperte; sottoporsi, almeno una volta, a una valutazione strumentale del rischio di frattura.

La supplementazione nutrizionale, unita a un’adeguata attivita’ fisica, e’ un presidio terapeutico indispensabile anche nella sarcopenia, malattia caratterizzata dalla perdita di massa e forza muscolare che espone il soggetto anziano a un deterioramento di alcune funzioni quali la stabilita’ posturale, l’autonomia deambulatoria, l’omeostasi glucidica e il trofismo osseo.

“E’ difficile determinare la prevalenza esatta di questa patologia – ricorda Debora Rasio, oncologa e nutrizionista dell’Universita’ “La Sapienza” di Roma – ma alcuni dati preliminari riferiti ad anziani che vivono nelle case di riposo indicano che il 70% degli uomini e il 35% delle donne presenta sarcopenia”. “L’Italia e’, insieme al Giappone, il Paese piu’ longevo al mondo – conclude Gigliotti -. Identificare e curare la fragilita’, primo marker dell’invecchiamento, e’ pertanto una priorita’ di cui tutti i medici, specialmente se operanti sul territorio, devono tener conto”.

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