Nobel Chimica 2017: ecco come funziona il supermicroscopio 

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Da sempre le immagini sono state una carta vincente nelle mani dei biologi e la rivoluzione aperta dalla tecnica messa a punto da Richard Henderson, Jacques Dubochet e Joachim Frank permettera’ adesso di fare passi da gigante. Un primo passo importante era arrivato con la cristallografia, la tecnica che permette di vedere la struttura delle proteine. Se queste ultime possono essere cristallizzate con una relativa facilita’, non e’ vera la stessa cosa per altre sostanze biologiche, ad esempio le membrane cellulari.

Il ‘supermicroscopio’ che adesso permette di osservare anche le strutture piu’ nascoste e’ in realta’ la combinazione di una tecnica di preparazione dei tessuti con un microscopio elettronico molto potente e software capace di leggere le immagini. Il primo passo consiste nel prelevare il campione, sospeso in pochi microlitri di soluzione acquosa, e nel depositarlo su una piccola griglia di carbonio, spiega Mario Milani, dell’Istituto di Biofisica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) a Milano. Quindi la griglia viene congelata in una soluzione di etano alla temperatura di meno 200 gradi.

In questo passaggio repentino l’acqua non cristallizza, ma vetrifica, avvolgendo i campioni in una sorta di guscio che li ‘immobilizza’ all’istante senza danneggiarli. Il campione viene poi analizzato con il microscopio elettronico: quando gli elettroni interagiscono con il campione che e’ sulla griglia ne lasciano l’impronta sul detector, come una sorta di negativo degli oggetti da analizzare. Il passo successivo e’ trasformare l’immagine piatta che ne risulta in un’immagine in 3D con l’aiuto di software elaborati negli stessi centri di ricerca che utilizzano il microscopio.

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