Salute, tablet e smartphone-mania: in aumento la sindrome dell’occhio secco

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Un disturbo che interessa milioni di italiani, ma che spesso viene ignorato, sottovalutato e, quindi, non curato correttamente. Si tratta della sindrome dell’occhio secco, una patologia oculare cronica oggi sempre più diffusa, anche per l’uso eccessivo che si fa di cellulari, tablet e computer. Il disturbo è al centro di una recente indagine condotta per Novartis da Edra in occasione della Giornata mondiale della Vista, in programma domani. Dal report è emerso che ben il 65% degli intervistati ha sofferto di disturbi oculari negli ultimi 12 mesi.

Andando nel dettaglio, i sintomi dichiarati con maggiore frequenza sono stati occhi secchi e arrossati, sensazione di avere un corpo estraneo nell’occhio e bruciore, seguiti da annebbiamento visivo, fastidio a sopportare la luce e prurito. Sintomi dovuti a una scarsa lubrificazione della superficie oculare esterna, tipici della sindrome dell’occhio secco, che consiste in un’alterazione dell’equilibrio che regola la secrezione e la distribuzione del film lacrimale. Nonostante ciò, il 50% delle persone intervistate non è stato in grado di identificare correttamente questa patologia. Un dato poco incoraggiante che mostra quanto sia importante sollevare l’attenzione su questo disturbo, sulla sua gestione e soprattutto sulla prevenzione, spiegano i ricercatori.

Abitudini e stili di vita, età, predisposizione e altre patologie sono tutte potenziali cause scatenanti o aggravanti della sindrome dell’occhio secco. In particolare l’uso prolungato di computer, tablet, e-reader e smartphone si sta affermando come principali fattori. Una consapevolezza apparentemente diffusa se si guarda ai risultati dell’indagine: quasi l’80% degli intervistati crede che questa esposizione possa realmente contribuire ad aumentare il rischio di comparsa della patologia.

Eppure, nella pratica, poco o nulla viene fatto per ridurla e il 57% degli intervistati ha dichiarato di passare davanti ai dispositivi digitali una media di 5 o più ore ogni giorno. Un’abitudine che aumenta la probabilità di alterazione del battito delle palpebre, con una conseguente maggiore prevalenza della secchezza oculare. Diversi studi hanno infatti dimostrato che normalmente eseguiamo 15 ammiccamenti (movimenti di apertura e chiusura delle palpebre) al minuto, ma se il nostro occhio è sottoposto ad un’esposizione prolungata alle nuove tecnologie digitali, gli ammiccamenti si riducono fino a diventare la metà del necessario.

Ma ci sono molte altre cause che contribuiscono significativamente all’insorgenza della patologia: fattori ormonali, ad esempio nelle donne in menopausa, l’età avanzata, l’uso di alcuni farmaci (psicotropi, estrogeni, antistaminici e betabloccanti locali) o la carenza di vitamina A, agenti atmosferici e inquinamento, alcune malattie autoimmuni e l’abuso di lenti a contatto.

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