Smog, l’Assessore del Veneto: “Non siamo all’anno zero, la strada è quella giusta”

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Il dato oggettivo, certificato dall’Arpav e dalle Arpa delle altre Regioni è che i livelli di Pm10 sono calati di oltre il 40 per cento negli ultimi dieci anni. Certo, questa situazione non ci soddisfa e continueremo sulla strada intrapresa, che però si è dimostrata essere quella giusta, se non fosse così non ci sarebbe stato un calo di livelli di inquinanti”.

A sottolinearlo all’Adnkronos è l’assessore all’Ambiente della Regione Veneto, Gianpaolo Bottacin che in merito alle situazioni di criticità che si stanno verificando in queste settimane nella pianura padana spiega: “Il problema è che siamo in una situazione orografica che non ha eguali al mondo, un bacino chiuso con una forte antropizzazione, ma grazie alle azioni intraprese il calo di Pm10 negli ultimi anni c’è stato, e questo è indiscutibili”.

E l’assessore veneto sottolinea quindi che: ‘‘Nell’affrontare l’emergenza SMOG la Regione del Veneto ha fatto da modello. Dopo aver sperimentato in Veneto, in accordo con i sindaci, le linee guida di riferimento per le ordinanze comunali da applicare in caso di criticità – fa presente l’assessore – nel 2017 tali linee guida sono state condivise a livello di bacino padano anche da Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna (peraltro queste ultime due regioni non erano dotate di un Piano Aria, a differenza di Veneto e Lombardia) e dal Ministero dell’ambiente”.

“Da quest’anno abbiamo pertanto delle linee guida condivise per tutto il bacino padano che consentono ai sindaci di emettere ordinanze uguali a fronte di situazioni uguali. Peraltro va ricordato che non sono vincolanti per i sindaci, a termini di legge, ma sono comunque rilevanti sul piano dell’individuazione dei comportamenti da tenere’‘, spiega Bottacin.

‘Proprio in questi giorni – fa presente l’assessore – si è chiuso un bando regionale per la concessione di un contributo per la rottamazione di veicoli inquinanti e sostituzione con veicoli a basso impatto ambientale di nuova immatricolazione, che era stato aperto per dar seguito alle iniziative previste dall’Accordo per il bacino padano. Preannuncio un’ulteriore iniziativa, a favore dei comuni, che approveremo nei prossimi giorni e relativa all’acquisto della cartellonistica elettronica per informare sulle misure temporanee da applicare a livello locale per il miglioramento della qualità dell’aria”.

L’assessore ricorda inoltre che nel Piano Aria del Veneto sono state previste ben sessantuno misure legate alla riduzioni delle emissioni e altre nove di approfondimento conoscitivo. ‘‘Ovviamente – aggiunge – all’interno di questo piano stiamo puntando molto su tutto ciò che riguarda le maggiori fonti di inquinamento: basti pensare che, a livello di trasporto pubblico, nel nostro piano treni ci sono decine di nuovi complessi, di cui diversi già consegnati, per circa 150 milioni di euro di investimento a cui vanno sommati ulteriori 80 milioni per la sistemazione del materiale esistente e le officine”.

E, ancora: “una cinquantina di milioni per i mezzi di trasposto pubblico su gomma con un centinaio di mezzi consegnati di recente e oltre centosettanta di prossima consegna; abbiamo investito anche alcuni milioni per la colonnine con cui alimentare le auto elettriche. Stiamo poi ragionando anche su altre importantissime progettazioni come l’idrovia Padova-Venezia e il treno delle Dolomiti”.

”A livello di bandi energetici – prosegue l’assessore – ne abbiamo in programma per 45 milioni di euro per l’efficientamento degli edifici e ulteriori 13 milioni da destinare all’illuminazione pubblica. Tramite i fondi PAR FSC, abbiamo poi ulteriori 40 milioni da dedicare sempre a misure collegate all’efficientamento energetico. Ma non solo: oltre agli investimenti economici, la nostra battaglia va peraltro collegata anche a tutta una serie di iniziative volte a limitare gli impianti che possano impattare negativamente sulla qualità dell’aria, come quelli per il riscaldamento alimentati a biomasse”. 

Sul piano tecnico gli uffici della Regione specificano che il Veneto, con l’approvazione l’anno scorso delle ”Linee Guida per il miglioramento della qualità dell’aria e il contrasto all’inquinamento locale da PM10”, ha definito, in assenza di un coordinamento a livello di bacino padano, le modalità e le tempistiche per l’adozione di una serie di misure a livello regionale e locale per mitigare l’impatto degli episodi acuti di inquinamento da polveri sottili PM10.

L’iniziativa ha avuto carattere sperimentale con validità fino al 31 marzo 2017, con la possibilità rinnovo per gli anni successivi. Il 9 giugno 2017 il Veneto ha aderito, insieme a Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Ministero dell’Ambiente al ”Nuovo Accordo di Programma per l’adozione coordinata e congiunta di misure per il miglioramento della qualità dell’aria nel Bacino Padano”. L’accordo è stato ratificato dalla Regione del Veneto con proprio provvedimento (DGRV n. 836/2017) e prevede una serie di limitazioni e divieti principalmente nel settore dei trasporti e della combustione di biomassa per il riscaldamento domestico.

Al fine della realizzazione delle azioni previste dall’Accordo è stato convocato il 21 settembre scorso il Comitato di Indirizzo e Sorveglianza, nell’ambito del quale sono stati descritti i contenuti del Nuovo Accordo e i criteri per l’individuazione delle situazioni di accumulo del PM10.

L’Accordo prevede infatti l’applicazione di modalità, comuni a tutto il bacino ma diverse rispetto a quelle stabilite lo scorso anno nella DGRV 1909/2016, per l’individuazione di situazioni di perdurante accumulo di PM10 e per l’informazione al pubblico, affidando alle Agenzie regionali per l’ambiente il compito di realizzare gli strumenti tecnici per la comunicazione di tali situazioni critiche. L’ARPA Veneto ha predisposto il ”Bollettino Livelli di Allerta PM10”.

La Direzione Ambiente ha quindi inviato ai comuni capoluogo e ai Tavoli Tecnici Zonali il testo del Nuovo Accordo per il bacino padano e l’elenco dei comuni assoggettati all’applicazione dell’Accordo (ovvero i comuni appartenenti agli agglomerati urbani dei comuni capoluogo e i comuni con più di 30.000 abitanti), con le misure da attuare dal 15 ottobre al 15 aprile.

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