Non si fermano le ricerche del sottomarino argentino San Juan, scomparso il 15 novembre con i 44 membri del suo equipaggio. Le operazioni, che coinvolgono anche i navi e aerei di altri 13 Paesi, sono ostacolate nelle ultime ore dalle condizioni meteo avverse. I forti venti dell’Atlantico meridionale – da quanto si apprende – rendono difficile la navigazione nell’area in cui si sono perse le tracce del mezzo a circa 300 miglia dalla costa.
Il servizio meteorologico argentino ha diramato un allarme per “venti intensi tra 50 e 90 chilometri all’ora, con raffiche”, nella provincia di Chubut, da cui partono le navi da ricerca. Con il passare delle ore continua a crescere l’angoscia dei familiari, riuniti nella base della Marina di Mar del Plata, destinazione finale a cui il sottomarino non è mai arrivato. Nella cabina del sottomarino la scorta di ossigeno dovrebbe essere terminata dopo 7 giorni in immersione. Oscar Vallejos, veterano della marina e padre del sommergibilista Celso Vallejos, ha dichiarato a una tv locale che lui e la sua famiglia rifiutano di credere che suo figlio non tornerà vivo.
Altri parenti di membri dell’equipaggio sono però meno sicuri. “Siamo in uno stato di assoluta incertezza”, ha detto a Reuters Maria Victoria Morales, madre di Luis Garcia, un tecnico elettrico a bordo del San Juan. La Marina degli Stati Uniti ha inviato alcuni mini sottomarini senza equipaggio per unirsi alla ricerca. Un aereo russo è arrivato in Argentina venerdì trasportando attrezzature di ricerca in grado di raggiungere 6mila metri sotto la superficie del mare. In totale sono impegnate nelle ricerche circa 30 navi e 4mila persone provenienti da 13 Paesi.