Suscita grande clamore da oltre un anno la teoria dell’archeologo italiano Francesco Tiboni, secondo cui il cavallo era in realtà una nave. Ipotesi rilanciata nei giorni scorsi dai media internazionali, che in Turchia è diventata molto popolare e ha suscitato reazioni contrastanti. Infatti nel Paese dove l’archeologo Schliemann riporto’ alla luce le rovine della città il cui assedio fu narrato da Omero nell’Iliade, oggi tutti discutono della teoria di Tiboni. Schliemann pianto’ il primo colpo di piccone nel villaggio di Tevfikiye, nel nord ovest della Turchia, nel 1870, entrando nel mito dell’archeologia e lasciando materiale per generazioni di colleghi, considerando anche che il sito in 150 anni di scavi ha rivelato insediamenti di nove diversi periodi storici, dall’età del bronzo al periodo ellenistico romano. Materiale di studio, certo, ma anche fonte di continue polemiche, come quest’ultima che riguarda il mito del cavallo con cui i greci diedero scacco matto ai troiani. Il professor Rustem Aslan, dell’universita’ di Canakkale, città non lontana dal sito, ha bollato la teoria di Tiboni come “l’ennesima speculazione riguardante Troia“, comunque “non sufficiente ad intaccare il mito della città e dell’assedio“.
Alla base della divergenza delle teorie il fatto che Omero citi lo stratagemma del cavallo solo nel settimo libro dell’Odissea, neanche dell’Iliade. Una circostanza che ha scatenato le piu’ diverse teorie, a partire da quella dell’archeologo americano Carl Blegen, secondo cui la citta’ fu invasa dai greci dopo che un terremoto ne aveva minato le difese e le mura, e il ‘cavallo’ non sarebbe altro che una metafora dell’ira di Poseidone scatenata tramite un sisma. Aslan, che studia il sito da piu’ di 30 anni, e’ scettico nei confronti della teoria di Tiboni, destinata,a suo parere a finire preso nel dimenticatoio. “Il mondo dell’archeologia non ha mostrato grande interesse verso l’ipotesi della nave, che sara’ dimenticata presto – afferma Aslan – Troia e’ un sito centrale nella storia dell’archeologia e in tanti propongono teorie fantasiose per farsi pubblicita'”. Il professore turco ha ritrovato una quantita’ enorme di ossa di cavalli e di resti di carri da guerra in prossimita’ delle mura della citta’, la prova che i carri trainati da equini giocarono un ruolo essenziale nell’andamento dell’assedio. “Possiamo dire con certezza che i greci misero in campo una potenza militare enorme, il cui fulcro era la cavalleria – afferma Aslan -. Al di la’ dell’esistenza o meno del celebre ‘Cavallo’ Omero ci vuole dire che la potenza militare non basta, per vincere serve l’astuzia”.