Uno spazio vuoto, grande quanto un aereo passeggeri da 200 posti: nella Piramide di Cheope è stata rilevata una cavità lunga almeno 30 metri e alta qualche metro, sopra la Grande Galleria. La sensazionale scoperta è stata pubblicata su Nature dagli archeologi che coordinano il progetto ScanPyramids, al lavoro nella piramide dall’ottobre 2015.
L’intera costruzione è stata scansionata con un sistema non invasivo, una sorta di sonar che utilizza la tecnologia basata su particelle subatomiche. Lo studio sfrutta infatti la tecnica detta muografia, che consente di “leggere” il cammino di particelle subatomiche (muoni) prodotte dall’interazione dei raggi cosmici provenienti dallo spazio con l’atmosfera terrestre. I muoni seguono traiettorie differenti quando si muovono nell’aria rispetto a quando attraversano le pietre, e dunque sono in grado di svelare la presenza di cavità.
Nella grande piramide di Cheope sono state scoperte cavità ben due volte: la rilevazione di una prima anomalia aveva portato ad annunciare nell’ottobre 2016 la scoperta di un corridoio localizzato vicino alla parete nord. Ora una seconda anomalia, individuata nel marzo 2016 e studiata per un anno con diversi tipi di muografia, ha permesso di individuare questa nuova cavità: potrebbe essere composta da una o più strutture e potrebbe avere una disposizione orizzontale o leggermente inclinata.
Ecco cosa potrebbe contenere la stanza segreta nella Piramide di Cheope
Potrebbe esserci “un trono di ferro” nella “stanza segreta”: ‘ipotesi è stata avanzata dal matematico e archeastronomo italiano Giulio Magli del Politecnico di Milano.
“La Piramide di Cheope, costruita attorno al 2550 aC., è uno dei monumenti più grandi e complessi della storia dell’architettura” spiega Giulio Magli, Direttore del Dipartimento di Matematica e docente di Archeoastronomia del Politecnico di Milano. Le camere interne della piramide “sono accessibili tramite stretti condotti uno dei quali però, prima di giungere alla camera funeraria, si allarga e si alza improvvisamente formando la cosiddetta Grande Galleria“. “La camera appena scoperta non ha una funzione pratica di ‘scarico del peso’ che grava sopra la Grande Galleria, perché il tetto della stessa fu già costruito con una tecnica a spiovente proprio per questo motivo“, dunque,, “esiste una possibile interpretazione che è in ottimo accordo con quanto sappiamo della religione funeraria egizia testimoniata nei Testi delle Piramidi. Nei testi infatti si legge che il faraone, prima di raggiungere le stelle del nord, dovrà passare le ‘porte del cielo’ e sedere sul suo ‘trono di ferro’“. All’interno della Piramide, racconta Magli, ci sono quattro stretti canali, delle dimensioni di un fazzoletto, diretti verso le stelle. L’aldilà del faraone era infatti, secondo i “Testi delle Piramidi”, nel cielo, e in particolare tra le stelle del nord, come l’Orsa e il Drago. Due canali sboccano sulle facce del monumento, altri due terminano in piccole porte. Una delle due porte, quella sud, è stata esplorata più volte senza risultato, mentre quella nord è tuttora sigillata. “Le ‘porte del cielo’ sono evidentemente quelle al termine dei canali e quella nord potrebbe benissimo sfociare nella camera appena scoperta“. La camera “potrebbe contenere, alla sua estremità superiore, esattamente sotto l’apice della grande piramide, un oggetto necessario a Cheope per rinascere: un ‘trono di ferro’“. Per lo studioso possiamo farci un’idea di come potrebbe essere questo oggetto guardando il trono della madre di Cheope, la regina Hetepheres, che è stato ricostruito dalla Harvard University: è una bassa e larga sedia in legno di cedro rivestita d’oro e faience. Quello di Cheope potrebbe essere simile, ma rivestito di sottili lamine di ferro. Naturalmente, sottolinea Magli, “non si tratterebbe di ferro estratto, ma di ferro meteoritico, cioè di ferro ad alta percentuale di nichel proveniente da meteoriti ferrose, citato più volte nei testi delle piramidi” ed è certo, evidenzia, “che gli Egizi lo conoscevano già da molti secoli prima di Cheope e che ne fecero uso per oggetti speciali destinati ai faraoni per millenni: basti pensare al famoso pugnale di Tutankamon. Un modo per verificare o scartare l’ipotesi avanzata dal matematico del Politecnico di Milano esiste ed è “una nuova esplorazione del condotto nord che permetta finalmente di sapere se qualcosa si trova al di là della sua porta.”